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“Credo che la fantasia sia estremamente politica come genere. Ma il primo atto politico da compiere è quello di scegliere l'amore sulla paura: viviamo in un momento in cui la paura e il cinismo sono usati in modo persuasivo. Ma noi dobbiamo credere nell’amore”.
L’applauditissimo Guillermo del Toro arriva in concorso a Venezia 74 con The Shape of Water, immaginifica miscela tra Il mostro della laguna nera e La bella e la bestia: ambientato negli Stati Uniti del 1962, in piena Guerra Fredda, il film racconta la storia di Elisa (Sally Hawkins), donna muta che condivide lo stesso pianerottolo con un anziano disegnatore (Richard Jenkins) e che, di notte, lavora in un segretissimo laboratorio governativo di massima sicurezza, dove si occupa delle pulizie insieme alla collega/amica Zelda (Octavia Spencer). La sua vita cambierà radicalmente all’arrivo di una misteriosa creatura, tenuta prigioniera nel laboratorio, proveniente dal Sud America e considerata minacciosa dagli scienziati del laboratorio.
The Shape of Water“Il film – prosegue del Toro – è ambientato nel ’62, in un periodo in cui l'America si riempiva la bocca di futurismo e promesse, ma era piena di razzismo, sessismo e classismo. Ora ditemi che cosa è cambiato rispetto a oggi. Con l'uccisione di Kennedy è finita la magia di Camelot, quelle erano (e sono) promesse di unità che vengono solamente da un certo gruppo di persone. Sono messicano e so che cosa significa essere guardato come l'altro, ho cercato di trasmettere questo alla creatura, personaggio che porta in superficie i tanti invisibili di allora e di oggi. Scegliamo la paura piuttosto che l'amore, e questo è un disastro. E quando questo si accompagna al cinismo è difficile parlare di emozioni”.