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“Ora comanda il matriarcato”, verrebbe da parafrasare così uno dei momenti topici de La casa de Papel, la serie rivelazione che grazie a Netflix ha trovato milioni di seguaci in tutto il mondo.
Netflix però, si sa, a Cannes non è di casa. Lo sono piuttosto le tante donne che quest’anno compongono la giuria internazionale del concorso, capitanate dalla presidentessa Cate Blanchett, tra le prime sostenitrici del movimento Time’s Up, contro le molestie.
Insieme a lei, per giudicare i film in gara, troviamo Kristen Stewart, Ava DuVernay, Khadjia Nin, Léa Seydoux, oltre a Chang Chen, Robert Guédiguian, Denis Villeneuve e Andrei Zvyagintsev.
“Giudicare il lavoro di altri artisti è davvero arduo – dice Cate Blanchett – ma a me prima dei premi interessa si possa instaurare un dialogo”.


Che cosa deve avere un film per meritare la Palma d’Oro? “Deve rimanere impresso nella mente della giuria e riuscire a toccare l’immaginazione del pubblico oltre la durata stessa del Festival”, dice ancora il presidente, che trova sponda anche in Kristen Stewart: “Esistono dei film magari imperfetti nella storia del cinema, ma che ancora oggi riteniamo grandi”. Film, secondo la regista Ava DuVernay, che possiedono “una grande muscolatura emotiva”.


Non rimane inevaso anche l’argomento “caldo” del Festival, quello relativo alle molestie e alla parità di genere: “Affinché il cambiamento sia profondo e duraturo, è necessario ci siano azioni specifiche. Anche nel nostro lavoro è imprescindibile venga colmato il divario tra i generi e venga abbattuta ogni forma di discriminazione razziale”, dice ancora Cate Blanchett, che si augura in futuro “ci siano ancora più registe donne in competizione qui al Festival”.