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Thierry Frémaux convoca la stampa internazionale per una insolita conferenza alla vigilia dell'inaugurazione del Festival, prevista domani sera, 8 maggio, con la proiezione di Todos lo saben di Asghar Farhadi.
Nessun annuncio particolare, oltre a quello relativo le sorti di The Man Who Killed Don Quixote di Terry Gilliam, che dovrebbe chiudere il Festival sabato 19 maggio, ma che è ancora al centro di una disputa legale con il produttore Paulo Branco: "Mercoledì sapremo se il film potrà essere o meno al Festival", ha detto il delegato generale.
Che ha anche anticipato la volontà da parte del Festival di rendere omaggio a Ermanno Olmi (scomparso oggi, nel 1978 Palma d'Oro proprio qui a Cannes con L'albero degli zoccoli) e a Pierre Rissient (produttore, distributore, addetto stampa e selezionatore, "uomo di cinema" da sempre molto vicino alla kermesse francese, venuto a mancare ieri).
Frémaux si è concentrato poi su alcuni dei temi "caldi" di questa edizione, in primis la nuova organizzazione relativa al timing delle varie proiezioni per gli addetti ai lavori: "Abbiamo deciso di adottare questo cambiamento. Noi amiamo la stampa, non siamo contro. Bisognava però fare qualche modifica e io accarezzo l'utopia che con le proiezioni in simultanea (per invitati e per stampa accreditata, ndr) si possa tornare a fare la critica come un tempo, come faceva André Bazin per capirci".
Per quanto riguarda invece la selezione, Frémaux ha ribadito quanto già spiegato durante la conferenza di presentazione del programma, lo scorso aprile: "Abbiamo voluto aprire a nomi nuovi, non più ai soliti noti come qualcuno ha scritto negli ultimi tempi". E non dimentica neanche l'altra questione del momento: "Dopo l'affaire Weinstein il mondo è cambiato e anche noi, ovviamente, ci siamo posti delle domande. Dal 2015 abbiamo la Kering Foundation che difende le donne che lavorano nel cinema. Anche per questo, sabato 12 maggio, alle ore 18.00, ci sarà un red carpet di registe e attrici. E sempre per questo motivo, abbiamo pensato a suo tempo che Cate Blanchett fosse la persona giusta per fare la Presidente di Giuria: una grande attrice (tra le promotrici di Time's Up, ndr) che si è battuta contro il sistema".