“Lo spazio? Soprattutto in questo film viene dipinto come luogo solitario, sperduto, dove veniamo mantenuti in vita con dei dispositivi, associati alla navicella o alla colonia. Direi che mi trovo più a mio agio in mezzo alla natura, insieme ai miei amici”.
Brad Pitt è il produttore e il protagonista di Ad Astra, il nuovo film diretto da James Gray (I padroni della notte, Civiltà perduta), questa sera in anteprima mondiale e in concorso alla 76ma Mostra di Venezia.
James Gray sul set di Ad AstraL’attore interpreta l'astronauta Roy McBride, in viaggia verso i confini esterni del sistema solare per trovare il padre scomparso (Tommy Lee Jones) e svelare un mistero che minaccia la sopravvivenza del nostro pianeta.
“Il motivo che mi ha spinto a fare questo film, così intimista seppur adagiato sullo sfondo più grande che si possa immaginare, ovvero lo spazio, è da ricercare proprio nel fatto che la storia e il mito iniziano sempre nel microcosmo del personale”, dice James Gray, che non si schermisce di fronte alle evidenti citazioni presenti in Ad Astra: “Tra le cose più belle del cinema c’è proprio questa combinazione continua di tutte le arti, dalla pittura alla danza, dalla fotografia alla letteratura. Sarò vecchio stile, ma credo molto nella narrativa e per questo mi piace rubare dai migliori: Moby Dick di Melville, Cuore di tenebra di Conrad, tutto ciò che è vecchio torna come nuovo. Sono temi che non hanno tempo, non smetterò mai di credere nella forza del Mito, e alcuni elementi archetipici per me sono fondamentali ancora oggi per fare i film”.
Ad AstraDiscorso che trova facile sponda su Brad Pitt: “Con James Gray siamo amici dagli anni ’90, credo sia un grande regista, capace di narrare vicende incentrate su figure di eroi drammatici. La sceneggiatura che mi ha portato era davvero intrigante, mi ha colpito molto come padre, uomo, figlio. Il tono del film è molto delicato, lo sforzo costante è stato quello di mantenere questo equilibrio con una narrativa che si svolgeva in modo sottile. Abbiamo parlato molto per capire come riuscire a connettere persone che sono scollegate, con il personaggio isolato nello spazio ma anche nei rapporti con gli altri. E l’equilibrio trovato è fantastico”.
Ma quale percorso è stato necessario affrontare per restituire quel grado di isolamento e solitudine dell’astronauta protagonista? “Per quanto cerchiamo di nasconderlo, tutti noi ci portiamo dietro delle ferite sin dall’infanzia. L’attore deve saper utilizzare quel dolore, perché se io non sono sincero lo spettatore lo comprende facilmente".
"Proprio per questo - prosegue l'attore - con James il dialogo è sempre stato aperto, e questo ci ha consentito di affrontare il lavoro nel miglior modo possibile”, racconta ancora Pitt, che su un’eventuale corsa agli Oscar del film non si sbilancia: “Innanzitutto vorrei che questo film venisse presentato e visto, è stato molto sfidante, opera su più fronti diversi ed ha molto da dire, si pone domande sul perché siamo qui o sul perché continuiamo a fare determinate cose. Ogni anno vedo persone talentuose che vengono riconosciute come tali mentre molte altre no: quello che conta è sapersi congratulare quando il successo tocca gli altri e godersi quel momento se dovesse toccare a te”.
Ad Astra, interpretato anche da Donald Sutherland, Ruth Negga e Liv Tyler, sarà nelle sale italiane dal 26 settembre, distribuito da 20th Century Fox.