Ha vinto il film giusto l’Orso d’Oro della Berlinale 2019. La giuria guidata da Juliette Binoche ha mandato un segnale di qualità con il premio più importante permettendo così un finale di Festival conciliante in un’edizione tutto sommato debole.

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Synonymes, dopo Una Donna Fantastica (Oscar 2017 per il miglior film straniero), il nuovo successo della società di produzione berlinese Komplizen Film, racconta con energia esplosiva la ricerca del significato della vita del giovane israeliano Yoav. Il radicalismo con cui Yoav cerca di cancellare la sua identità trova il suo equivalente nella fisicità di Tom Mercier, che la esprime con folle tensione per le strade di Parigi, mentre sdradica parola per parola il suo vocabolario ebraico per quello francese.

Nella sua irrequietezza impulsiva, emerge una disperazione interiore che né il sesso spontaneo né la danza estatica possono compensare. Un esperimento che rilascia tante energie quante ne consuma.

Angela Schanelec e Nora Fingscheidt, due registe tedesche in gara nella 69ma Berlinale, entrambe premiate dalla giuria. Schanelec, che ha preso parte alla competizione dopo registi come Christian Petzold o Maren Ade, come la più giovane rappresentante della cosiddetta Scuola di Berlino, ha ricevuto l'Orso d'argento per I Was At Home, But .... Fingscheidt è stata premiata invece per il suo debutto cinematografico System breaker con il premio Alfred Bauer, che va a produzioni che "aprono nuove prospettive allarte cinematografica".

Importante edizione di Festival per l’Italia, dopo il premio FIPRESCI della critica internazionale a Dafne di Federico Bondi, la giuria ha assegnato a Roberto Saviano per La paranza dei bambini il premio come migliore sceneggiatura. A ritirare il premio insieme a Saviano il regista Claudio Giovannesi e l’autore Maurizio Braucci.

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Lo scrittore napoletano ha voluto dedicare il riconoscimento alle Ong e ai maestri di strada: "Dedico questo premio alle ONG che salvano vite nel Mediterraneo e ai maestri di strada che a Napoli salvano vite nei quartieri più difficili“, ha detto. "Raccontare la verità nel nostro paese - ha aggiunto Saviano - è diventato molto complicato".

Dopo il ritiro di One Second di Zhang Yimou - apparentemente a causa di un inasprimento della censura cinematografia nella Repubblica Popolare, gli Orsi d’Argento per i migliori attori sono andati  ai protagonisti di  So Long, My Son Wang Jingchun e Yong Mei per il loro ritratto di una coppia alle prese con il tentativo di elaborare la perdita del figlio in 30 anni di vita insieme. La narrativa ellittica di Wang Xiaoshuai cambia sottilmente e quasi impercettibilmente tra le epoche (dagli ultimi giorni del comunismo alla scintillante modernità), esponendo un nucleo melodrammatico senza  di fatto alcun intervento esterno. Esteticamente, l'epopea di Wang Xiaoshuai è caratterizzata da un realismo che è ormai quello stabilito dalla sesta generazione di cineasti cinesi nel cinema mondiale. È il gioco silenzioso di Wang Jingchun e Yong Mei, che fa sì che la tragedia degli sconvolgimenti sociali diventi veramente efficace, fin dentro nel cuore dei nuclei familiari.

Modelli noti, invece, sono quelli cui ha attinto la giuria per il Gran Premio della giuria assegnato al dramma di François Ozon Grace à dieu. Coraggiosa la scelta  fatta dalla Giuria Ecumenica che ha premiato Gospod postoi, imeto i’ e Petrunija (God Exists, Her Name Is Petrunya) diretto da Teona Strugar Mitevska. La presidente della Giuria Anna Grebe motiva così la scelta: "L’audace ritratto della trasformazione di una giovane donna senza diritti nel cuore dell’Europa. Una donna che rompe le tradizioni religiose e sociali e le convenzioni istituzionali per amore di  Dio".