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"Qui si ha la sensazione di far parte di una grande famiglia, di essere riconosciuti. È come sentirsi investiti da un senso di legittimità che invece non riscontri sempre al di fuori del Festival". Così Emmanuelle Bercot, seconda regista donna nella storia ad inaugurare il Festival di Cannes, commenta il suo rapporto con la kermesse diretta da Thierry Fremaux. Festival che ha ospitato spesso i film da lei interpretati e diretti, ad iniziare dal cortometraggio Les vacances, premiato anni fa proprio sulla Croisette.
Stavolta è il turno di La Tête haute, romanzo di formazione che si concentra sull'adolescente Malony (Rod Paradot), perennemente in bilico tra una libertà ingestibile e la reclusione di centri di recupero e carceri minorili. "Ci sono voluti anni per realizzare il film - racconta la regista -, figlio di un lungo processo di indagine e di lavoro sul campo. Ho trascorso molte settimane al tribunale per minorenni di Parigi, negli uffici dei giudici, ho visitato molti centri di recupero, immergendomi completamente in queste realtà che ho poi cercato di raccontare nel film".
Dal quale emerge con forza il difficile e delicato compito di figure chiamate alla (ri)educazione di minori problematici: "Mi ha colpito molto la dedizione e la pazienza del personale chiamato a lavorare con e per questi ragazzi, la rivelazione è stata proprio questa, il prendere coscienza di quale mole di lavoro e abnegazione sia necessaria per affrontare il problema della delinquenza giovanile".
Rod Paradot in La Tête hauteInterpretato anche da Catherine Deneuve (è il giudice per i minori che segue per anni il caso di Malony) e Benoît Magimel, La Tête haute aprirà questa sera - Fuori concorso - il 68esimo Festival di Cannes: "Scelto perché sono una regista donna? Preferisco pensare che sia stato scelto perché film che meritasse l'apertura a prescindere dal sesso del regista", dice ancora Emmanuelle Bercot. A testa alta.