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“L’origine di tutto è nella volontà di Beppe Caschetto che voleva fare un film su Buscetta. Sul quale non sapevo nulla, oltre a quello che si leggeva sui giornali. Ho iniziato a leggere libri, sentire persone che lo avevano conosciuto, mi sono convinto studiando il personaggio. Questa è una storia rispetto alla quale la mia vita privata è del tutto estranea”.
Marco Bellocchio torna a Cannes tre anni dopo Fai bei sogni (presentato alla Quinzaine), questa volta in Concorso, con Il traditore, il film incentrato su Tommaso Buscetta prodotto dalla IBC Movie di Beppe Caschetto, con Rai Cinema, Kavac, Ad Vitam, Match Factory Productions, Gullane, Arte France, nelle sale italiane da oggi, 23 maggio, con 01 distribution in circa 350 copie.
"La preoccupazione è stata quella di fare un prodotto non convenzionale, ma sentivo allo stesso tempo fosse necessario fare un film popolare, sebbene con un proprio stile, una propria forma", spiega ancora Bellocchio, che sull'essenza del personaggio Buscetta, aggiunge: "Non è un eroe, ma è un uomo coraggioso, e ritengo che sia una qualità importante. Rischia la propria vita ma la difende, così come vuole difendere una sua tradizione. Un traditore conservatore, diciamo, nel senso che non è uno che pensa di cambiare il mondo, ma vuole difendere il suo passato".
Ad interpretare l'ormai celebre pentito di mafia è Pierfrancesco Favino: "Sono partito da un’evidenza, tutto ciò che noi sappiamo di Buscetta è quello che voleva noi sapessimo di lui. È come se si fosse creato un’immagine di se stesso", racconta l'attore, che per la parte ha dovuto compiere anche una trasformazione dal punto di vista fisico.
"Ho messo su otto-nove chili perché quel fisico lì rimanda subito al concetto di ruralità della mafia, nel film emerge questo gruppo di imprenditori agricoli che anche in alcuni dettagli fisici vengono svelati. Un certo tipo di presenza fisica mi serviva a livello di respiro: quando ingrassi ti cambia il modo di respirare e se ti cambia il modo di respirare cambia il modo in cui guardi gli altri. E anche gli altri ti guardano diversamente", dice ancora Favino, che torna alla "polemica" relativa alla data di presentazione e uscita del film, 23 maggio, concomitante con la strage di Capaci: "La polemica su Instagram con Giovanni Montinaro (il figlio del caposcorta morto nella strage di Capaci il 23 maggio 1992, ndr) è durata 22 secondi. Poi ci siamo scritti in privato. Ma siamo sicuri che scrivere sui giornali che c’è una polemica quando in realtà non è mai esistita sia una cosa giusta? Io guardo alle cose belle, e questo è un bel film. Tutto ciò che noi possiamo fare per non disperdere la memoria è fare cose belle, non alimentare polemiche che non esistono. Credo che meritiamo tutti quanti noi di utilizzare meglio la nostra professione".