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Penultima matinée al cinema Astra per Pesaro57. In apertura il secondo episodio del panel “L’immagine e il suo doppio – Incontri con le produttrici europee”, durante il quale è stato affrontato il tema della diversità dal punto di vista femminile e il modo in cui l’educazione possa consentire alle donne di immaginarsi produttrici e registe. A intervenire nella discussione le produttrici europee Ainhoa Andrakam, Martine de Clermont Tonnere, Isabel Machado e Donatella Palermo.
Si sono poi aperti i Q&A con i registi del concorso, a collegarsi da remoto Yuyan Wang, Luke Fowler e Julien Faraut. La regista cinese ha spiegato alcuni aspetti del suo corto One thousand and one attempts to be an ocean, opera astratta realizzata con una sintesi di materiali ripresi dalla rete: “Mi sono lasciata guidare dall’algoritmo di Youtube che ricicla le immagini corrispondenti ai miei gusti. È una frammentazione che corrisponde al modo in cui noi tendiamo a guardare le cose su internet, siamo diventati quasi incapaci di vedere le immagini in un modo diverso” ha affermato Wang.
A seguire Luke Fowler ha presentato Patrick, ritratto di Patrick Cowley, produttore musicale attivo a San Francisco negli anni ‘70. Lontano dai canoni del documentario tradizionale, il corto di Fowler si ispira al cinema sperimentale. “I miei riferimenti cinematografici sono stati una combinazione di cinema verité e postmodernismo. Ho studiato e ampliato le varie possibilità di ricerca e costruzione narrativa e documentaria portate avanti dal Free cinema, ma sono stati fondamentali anche i maestri del cinema dell’Unione Sovietica come Dziga Vertov.”
Ultimo a collegarsi il regista francese Julien Faraut, autore di The witches of the orient, narrazione delle incredibili vicende della squadra nazionale di pallavolo del Giappone tra anni ’50 e ’60. A proposito del titolo del film ha dichiarato: “Ho conservato l’appellativo perché lo trovavo molto romantico, rispecchia la loro vicenda. La definizione è stata data dalla stampa sovietica, che le ha chiamate streghe perché apparse dal nulla e arrivate al vertice in pochissimo tempo, quando la squadra sovietica regnava incontrastata. Il termine è rilevante anche rispetto alla dimensione femminista: la strega non si conforma alle regole di convivenza sociale.”
Il pomeriggio allo Sperimentale è stato dedicato a Corti in mostra, con una selezione di alcuni dei migliori cortometraggi di animazione realizzati in Italia (tra cui anche l’ultimo corto animato di Simone Massi, L’Infinito). Proiettata inoltre l’ultima pellicola in Concorso, What do we see when we look at the sky?, storia d’amore tra quotidiano e soprannaturale del regista georgiano Aleksandr Koberidze.
In serata è avvenuta la proiezione in Piazza del Popolo dell’atteso The Most Beautiful Boy in the World, il documentario di Kristina Lindström e Kristian Petri sull’interprete di Tadzio in Morte a Venezia di Luchino Visconti. L’attore Björn Andrésen, presente sul palco, ha presentato la pellicola dialogando con Cecilia Ermini e Miriam Galanti e ricordando episodi risalenti alle riprese del film al Lido di Venezia. Dalla riverenza che suscitava in lui la figura di Visconti ai fatti dolorosi della sua vita privata, fino alla recente partecipazione in Midsommar di Ari Aster, il documentario racconta Andrésen senza filtri ed esplora il destino controverso a cui fama e bellezza lo hanno condotto.