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“Per noi il cinema è, naturalmente, la cosa più importante del mondo” esordisce Thierry Frémaux, Delegato Generale del Festival di Cannes e Direttore dell’Istituto Lumière di Lione. “Ma, in generale, è una delle cose più importanti della società. Per questo sono particolarmente onorato di essere qui e vi ringrazio”.
La 76° edizione della Mostra Internazionale dell’Arte Cinematografica di Venezia prosegue nel segno dell’incredibile. Incredibile come l’incontro tra Thierry Frémaux e Alberto Barbera, Direttore Artistico del Festival di Venezia, organizzato da Tiziana Rocca e moderato dalla giornalista Elsa Keslassy.
Avviene in esclusiva allo Spazio FEdS, in occasione della presentazione dell’edizione italiana del libro di cui Fremaux è autore, Cannes Confidential (Donzelli Editore, 2018). Non uno scontro, ma un incontro, questo sì, tra titani, un ponte tra i festival di inizio e fine estate, spessissimo considerati rivali.
E a torto: c’è grande stima e confidenza, è evidente, tra i due amici e colleghi ormai di vecchia data. Alberto Barbera sostiene, inoltre che Frémaux non sia “solo” un grande direttore di festival, ma anche un irreprensibile scrittore: “Si viene conquistati sin da subito e si continua per scoprire il seguito come in un thriller”.
E argomenta: “è un diario di quello che gli succede giorno per giorno, e ciò che succede a un direttore di festival è tantissimo! Incontri con registi, attori e soprattutto ritratti di autori che, in poche righe, eguagliano i migliori saggi esistenti su di loro”.
È un’abilità che nessuna scuola può dare, prosegue il direttore della Mostra del Cinema di Venezia, ma solo 20 anni di esperienza in un ruolo come il loro. Un ruolo difficilissimo: “Come si fa a dire no” chiede Barbera, provocatoriamente, “a un bravo regista che conosci che, come a volte capita, ha fatto un film poco riuscito ed è meglio che salti un anno di festival?”.
Thierry Frémaux con Davide Milani, Presidente FEdS. Foto di Margherita BagnaraMa non solo questo si richiede a un direttore. Frémaux, all’incontro e nel libro, riflette sul tempo e su come cambi la percezione: “Non c’è niente che separi il passato dal presente e dal futuro del cinema”. Bisogna capire come il primo è fluito nel secondo, per capire il terzo. Prosegue, “Ci sono capolavori che, all’esordio, tanti anni fa, furono ritenuti degli insuccessi dalla critica. Ma la critica stessa si accorge dei propri errori, a volte, o cambia opinione a seconda di come fruisce di un film” e conclude, “Come dice Roland Barthes, un’opera d’arte cambia a seconda di chi, e come, la osserva”.
Attentissimo e consapevole del ruolo della critica, e delle critiche, l’autore: “In Francia, ho avuto una sola recensione negativa, che sostiene io sia stato troppo gentile nella scrittura… E ha ragione. Non mi piace parlare delle cose negative”. Forse per mantenere questa sua visione, confessa, ha rifiutato l’offerta lanciata al suo scritto, di farne un documentario. Poco importa, il Direttore è già al lavoro sul prossimo libro.