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Tra gli eventi di spicco della 37a edizione delle Giornate del Cinema Muto (Pordenone, 6-13 ottobre 2018) il direttore Jay Weissberg ha voluto sottolineare la proiezione dei Promessi Sposi di Mario Bonnard, al quale viene anche dedicata una retrospettiva. Bonnard, attore e regista, è stato una delle figure più significative del cinema italiano sia nel periodo muto che in quello del sonoro, con una dimensione internazionale, per aver vissuto e diretto anche in Germania. I Promessi Sposi non sono la prima versione al cinema del capolavoro di Alessandro Manzoni, ma questa di Bonnard del 1922 è certamente la più spettacolare e si avvarrà di una nuova partitura, commissionata da Piano FVG, composta dal musicista Valter Sivilotti ed eseguita con la direzione di Massimo Belli dalla Nuova Orchestra da Camera Ferruccio Busoni in collaborazione con l’Accademia Naonis.
L’attenzione al cinema italiano si estende anche alla proiezione di Assunta Spina di Gustavo Serena e Francesca Bertini del 1915, certamente uno dei titoli più famosi all’estero, conosciuto anche come Lacrime napulitane. Il film sarà accompagnato dal duo John La Barbera alla chitarra e Carlo Aonzo al mandolino.
Legato all’Italia è anche il progetto che si impernia sulla figura di un attore e regista italo americano, Robert Vignola, di origini lucane, poi trasferitosi a Hollywood dove all’epoca del muto divenne un registra tra i più affermati. In pre-apertura di festival viene proiettato a Sacile uno dei pochissimi suoi titoli sopravvissuti, Beauty’s Worth, con Marion Davies.
Il direttore Weissberg ha messo in rilievo la figura di un’altra diva dell’epoca, Pola Negri (a cui è dedicato anche il manifesto di questa edizione delle Giornate), polacca di nascita, che scelse quel nome d’arte in omaggio alla scrittrice Ada Negri. Le Giornate presentano in anteprima mondiale il nuovo restauro ad opera del MoMA del film che viene considerato l’apice della carriera cinematografica di Pola Negri, Forbidden Paradise (La czarina), diretto da Ernst Lubitsch. È l’ultimo capitolo di una lunga collaborazione tra l’attrice e il grande regista, iniziata in Europa e proseguita, con questo film, negli Stati Uniti. A parlare di Lubitsch ci sarà a Pordenone la figlia, Nicola Lubitsch.
Il film che inaugura il festival al Teatro Verdi di Pordenone è Captain Salvation (La nave dei galeotti), di John Robertson, un regista oggi dimenticato ma molto amato da Hitchcock. La partitura è di Phil Carli, che dirigerà l’Orchestra San Marco nell’accompagnamento dal vivo. L’evento di chiusura è invece Il giocatore di scacchi, un film francese del 1927 diretto da Raymond Bernard.
Punti di forza del programma sono anche la retrospettiva dedicata a John Stahl, maestro del melodramma di cui si vedranno nove film, molti dei quali in copie ristampate dalla Library of Congress, e la rassegna ispirata all’opera di Balzac, un autore che nel cinema ha conosciuto una straordinaria fortuna. Basti pensare che soltanto in Italia nell’epoca del muto ci furono 25 film tratti dalla sua opera; oggi ne sopravvive soltanto uno, Spergiura, presente nel programma di Pordenone.
Come tutti gli anni, non mancano i grandi maestri come Keaton, Dreyer, Ozu, Mizoguchi e Kulesov, spettacolari capolavori come L’Atlantide di Jacques Feyder e nuovi ritrovamenti come lo svedese Judaspengar di Victor Sjöström del 1915, ritrovata l’anno scorso in Francia e presentato a Pordenone in anteprima.
Molto si è parlato anche nei festival di cinema del cinquantesimo anniversario del 1968 e le Giornate del Cinema Muto lo celebrano ricordando la pubblicazione di un libro, The Parade’s Gone by... di Kevin Brownlow, una pietra miliare per la riscoperta e la valorizzazione del cinema muto. In omaggio al suo autore, premio Oscar alla carriera nonché vincitore nel 1986 del primo premio Jean Mitry, verranno proiettate sei rarità scelte su indicazione dello stesso Brownlow.