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Continuano le proiezioni di Tertio Millennio con il quarto film in concorso: The Remains, documentario austriaco di Nathalie Borgers sul dramma dei migranti. Presenti nel pubblico le classi coinvolte nel progetto didattico Nati del Tertio Millennio.
Il film è stato introdotto da Gianluca Arnone – direttore artistico del festival con Marina Sanna, vicedirettore della Rivista del Cinematografo – e Nello Scavo, giornalista di Avvenire impegnato nell’inchiesta che ha svelato la presenza del feroce trafficante di esseri umani Abd al-Rahman al-Milad, all’incontro di Mineo in Sicilia nel 2017 con le autorità italiane. In seguito alle minacce ricevute, Scavo è dal 18 ottobre sotto tutela della polizia.
“Sto imparando alcuni termini polizieschi in questo periodo”, spiega Scavo,“sono sotto protezione, ma non è un dispositivo che mi imprigiona. Anzi, ringrazio chi mi sta proteggendo”.
L'inchiesta, che ha messo in luce i legami della mafia libica con alcune autorità europee, ha generato un certo clamore soprattutto all'estero: “oltre al traffico di esseri umani, abbiamo scoperto quello illecito di armi e petrolio, attraverso sessanta navi che si muovono in un Mediterraneo senza controlli. L'Europa ha chiuso gli occhi ma anche le orecchie”.
“Perfino i militari”, continua Scavo, “hanno sottolineato che, per non soccorrere un certo numero di migranti, si sta mettendo a rischio l'economia europea, perché si stanno immettendo nel mercato legale prodotti importati in modo criminale”.
Scavo ha illustrato sommariamente come funziona il cosiddetto lavaggio del petrolio sporco: “viene sottratto illegalmente al proprietario delle concessioni, i cui centri estrattivi sono vigilati della milizia libica. Quest'ultima gestisce anche il campo di prigionia dei migranti ed esprime i vertici della guardia costiera. Chi deve controllare favorisce i criminali”.
“I migranti sono la polvere che nascondi sotto il tappeto per non vedere l'enormità dei traffici illeciti”.
Nello Scavo e Gianluca Arnone - Foto Karen Di PaolaCi sono casi di corruzione individuale? “È difficile dirlo. Ci sono indagini in corso. La retorica di ‘chiudiamo i porti’ ha fatto aumentare gli sbarchi fantasma in Puglia e Calabria, dove le mafie locali appoggiano la logistica. I flussi migratori”, continua Scavo, “sono modificati negli ultimi quattro anni anche per la guerra dello Yemen. I trafficanti hanno orientato i traffici verso l'Europa”.
Scuote il pubblico in sala con una rivelazione spiazzante: “l'Italia è la nazione che esporta più bombe in Africa. Se ne occupa una fabbrica in Sardegna con sede legale a Brescia. Così altera i flussi intervenendo in maniera indiretta nella guerra. Mentre non abbiamo percezione diretta di quanto faccia fatturare la guerra, si litiga sul perché arrivino i migranti...”.
Cosa può fare il giornalismo? “Offrire elementi di conoscenza. Con l'informazione non accade ciò che accade prima di andare al ristorante: cerchiamo venti recensioni su TripAdvisor prima di prenotare. Con l'informazione questo non succede, consumiamo fake news con superficialità. E così si manipola il consenso. Noi proponiamo un nuovo patto coi lettori: leggete di più, incrociate le notizie, abbiate pazienza”.
Esempio straordinario è quello di un anonimo lettore che ha fatto una segnalazione ad Avvenire e “ha innescato la ricerca. Aveva una piccola informazione, si è fidato di noi ed è diventato una fonte. Quando smettiamo di fare domande, finisce la democrazia”.
A proposito di The Remains, documentario in cui i migranti che muoiono non sono trattati come numeri, ma persone alle quali si deve restituire una storia, Scavo è rimasto colpito da un aspetto. “La distanza tra chi racconta e i fatti invita lo spettatore a non prendere una posizione netta. Vent'anni fa c'era un'empatia che oggi non esiste più: oggi c'è bisogno di ribadirla”.
Chiude con una riflessione struggente: “in questo film c'è sempre il rumore del mare, un suono che prima di occuparmi di questi temi mi dava serenità e relax. Ormai il rumore del mare mi racconta solo angoscia e silenzio”.
“Quando si va per mare, ti dicono sempre di guardare l'orizzonte. Se cadi, hai una possibilità su sei per essere salvati. Sulla nave non si parla, non ci si deve distrarre, si vive con la paura di lasciare qualcuno sommerso. Forse c'era qualcuno e non l'abbiamo visto? Questo mi trasmette il mare adesso. Il rumore continuo del silenzio e la risacca dell'acqua in cui senti l'eco di voci perdute”.