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“Se la tua liberta ti è cara, entra nel mio volto che è un carcere d’amore, apri il mio carcere e il mio volto diventerà quello dell’altro” recita, traducendo dalla lingua medievale, Massimiliano Finazzer Flory interprete teatrale e ora anche cinematografico di Leonardo da Vinci. “Sono parole sue, e le interpreto oggi a favore del dialogo possibile tra il cinema, le altre arti, le scienze e tutti i campi del sapere”.
Essere Leonardo da Vinci, da spettacolo di teatro diventa lungometraggio, che fa tesoro del rapporto tra cinema, teatro e con lo storico genio dell’uomo che ha rivoluzionato, col suo pensiero, il modo stesso di pensare.
“Ho incontrato Massimiliano anni fa”, testimonia Mons. Davide Milani, Presidente di Fondazione Ente dello Spettacolo, “ed era già ‘tormentato’ da Leonardo e dall’idea di questa intervista impossibile. Abbiamo capito che doveva accadere in uno degli spazi più moderni della Milano di oggi: il Refettorio Ambrosiano, un vecchio cinema riconvertito a mensa per i poveri, un con il contributo di artisti del design. È stato un momento magico”.
“Se il cinema tornasse a essere come una mensa” replica il regista e interprete, “ispirata da grandi uomini, tornerebbe a essere un luogo di profonda condivisione sociale”.
L’amministratore delegato Rai Cinema, Paolo Del Brocco, ritiene il progetto “uno di quei miracoli italiani che si vedono ogni 50 anni. Per l’originalità del punto di vista e il coinvolgimento suscitato nel mondo della cultura, anche internazionale, da Londra alla Repubblica Dominicana”.
Incontri, tra persone e produzioni, persone e luoghi, persone e persone. Ma Massimiliano Finazzer Flory, a proposito, come ha incontrato Leonardo da Vinci?
“Due cose sono state fondamentali: il tempo e la lingua. Recitare in lingua rinascimentale vuol dire entrare nelle parole come fossero botole, in cui scoprire molto. E con il tempo, diceva Leonardo, dal magma di idee confuse ‘si destano’ nuove invenzioni”.
“Ma nell’opera” specifica Mons. Milani, “Leonardo non è solo inventore, o artista, ma qualcuno che pensa il mondo, il tutto, l’infinito. Abbiamo bisogno, oggi, di un pensiero come il suo”.
“Assolutamente”, conclude Massimiliano, “è il pensiero che si crea nella dialettica tra l’essere e il non essere. In questo risiede la sfida del titolo: Essere Leonardo da Vinci”.
Presentato in otto lingue e sedici paesi del mondo, entro la fine dell’anno la pellicola ne avrà visitati quasi il doppio. Un pubblico ricercato attivamente dalla produzione che vuole mostrare, ricordare, ma anche discutere e dibattere attivamente. Perché anche nel cinema torni la dialettica di Leonardo.