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“Maria Maddalena, secondo la spiegazione ufficiale dello stesso monsignor Arthur Roche, segretario per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti, formò parte del gruppo dei discepoli di Gesù, lo seguì fino ai piedi della croce e nel giardino in cui si trovava il sepolcro; e fu, secondo un’omelia di Gregorio Magno, la prima testis divinae misericordiae che annunciò la Vita da un sepolcro, luogo di morte, in contrasto con la prima donna Eva che, invece, nel giardino del paradiso diffuse la morte dove c’era la vita”. Così scrive Emanuela Genovese nel suo articolo Le tre Marie. Insieme ai pezzi di don Davide Brambilla e di Gianluca Arnone, lei compone la trilogia di approfondimento sul nuovo film su Maria Maddalena.
Maria Maddalena, per la regia di Garth Davis, con Rooney Mara e Joaquin Phoenix, uscirà nelle sale italiane il 15 marzo distribuito da Universal Pictures.
Come spiega Gianluca Arnone in Vangelo femminista, il kolossal religioso ai tempi del #MeToo e il Cristo sciamano di Joaquin Phoenix lasciano perplessi. “Il film è un compendio di strafalcioni storici, miscugli religiosi, grossolane licenze evangeliche. Smaccatamente apocrifo, un po’ vangelo di Maria e un po’ di Filippo, banalmente rosa, progettualmente contorto, più offensivo che provocatorio, inoffensivo più che altro. Rooney Mara è meglio della Cucinotta, ma la Maddalena bernabeiana serbava un po’ di tradizione nel cuore che a questa manca. Là la convertita, qua la peccatrice sparisce, la Grazia è già acquisita, Cristo utile ma non necessario”. Commenta Arnone.
Un dibattito che si inserisce in pieno periodo quaresimale, con l’approssimarsi della Passione di Cristo, di cui la stessa Maria Maddalena è stata testimone ai piedi della Croce insieme alle pie donne e a Maria, la madre di Gesù.
Il cinema si è spesso servito di figure femminili per indagare la fede in Dio. Don Davide Brambilla nell’articolo Donne di Dio parla dei filoni cinematografici che hanno messo al centro la storia del coraggio femminile “in missione per la fede”. Ecco allora che sul grande schermo scorrono le vite di sante, di beate, di suore, di “donne laiche la cui fede o la ricerca della volontà di Dio vengono messe a dura prova dalla vita. Donne esemplari, non prive di difetti, capaci di interrogare lo spettatore su cosa avrebbe fatto al loro posto. È il caso di Philomena di Stephen Frears (2013), […]. La fede di Philomena è la fede dei semplici, ma non è una fede semplice. È la fede di chi non ha perso la speranza, anche quando tutto sembra andare per il verso sbagliato. È la fede di una donna che dona il perdono ancor prima di sentirsi perdonata”.
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