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“Abbiamo pensato di romanzare e drammatizzare la vicenda in fase di scrittura, ma ci tenevo a raccontare cos’è successo davvero” dice Lulu Wang, autrice e regista di The Farewell – Una bugia buona, dal 1 gennaio in sala e in anteprima alla Festa del Cinema di Roma. “Abbiamo esplorato un vero dramma psicologico. Mi sono presa qualche piccola licenza, ma la traiettoria del dirsi addio è quella naturale”.
Un film profondamente intessuto di realtà, quindi, e di ritorni. Alla Cina, al passato: “C’è anche il tema delle radici, tornare a casa a scoprire le proprie origini. Ma, ancora di più, il sentirsi un pesce fuor d’acqua”. E aggiunge: “Idealizziamo il passato, o la Cina o qualsiasi altro posto lontano, ma quando torniamo nei posti dell’infanzia, non la troviamo più lì. L’addio del titolo è un addio a molte cose, anche alla vecchia me”.
Un film vero, sofferto e profondo, che in America ha riscosso un successo sorprendente. Ma non è nato come film: “All’inizio era un programma radiofonico, ma avevo in mente il cinema dall’inizio. Non riuscivo a trovare finanziamenti, l’unico modo per raccontare questa storia era la radio. Dopo, sono arrivati i produttori. Ma il programma radio mi ha aiutato molto, mi sono confrontata con le domande e la curiosità, la ricerca della verità e nient’altro”.
Quanto a metodo e scrittura, Lulu Wang ha le idee molto chiare: “Ho evitato intenzionalmente la struttura classica del segreto familiare, che raggiunge l’apice con la rivelazione. Al contrario, volevo esplorare il contrasto tra voler dire la verità e rispettare la famiglia. Era più interessante e emozionante cercare un'altra climax. La bugia diventa quasi una distrazione”.
D’altronde, The Farewell non è affatto un film privo di spunti emotivi: “È stato intenso girare in Cina, con la mia famiglia, nella cittadina natale di mia nonna, visitare la vera tomba di mio nonno. Ma anche molto spirituale. Rispettare la mia famiglia e al contempo ritrarla sul grande schermo, raccontando cose molto intime, considerate le mie responsabilità verso il film, è stata un’autentica sfida”.