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“Non si tratta di un’operazione di marketing. Ci siamo focalizzati sui volti, sull’umanità dei nostri protagonisti. Ognuno ci racconta un pezzo di verità, si muove con estrema naturalezza. Ci siamo messi in ascolto delle cose, come diceva Olmi”, spiega Giacomo Gatti, regista de Il fattore umano. Lo spirito del lavoro. La proiezione si è svolta alla Filmoteca Vaticana, nell’ambito del XXII Tertio Millennio Film Fest. Il tema di quest’anno è I giorni della rivolta. Guerra, rivoluzione e riscatto.
Il documentario parla di una quindicina di eccellenze italiane: aziende diversissime per storia, settore e territorio, ma unite da un filo invisibile, quello della responsabilità. Tutte, infatti, declinano a loro modo una stessa visione: l’impresa non è solo profitto, ma sviluppo, cultura, creatività. È un ponte verso il futuro da costruire insieme, nel rispetto dell’ambiente, della società, e soprattutto dell’uomo.
Qui il lavoro è raccontato anche attraverso l’aspetto emozionale, attraverso il bello, che spesso viene dimenticato: c’è chi dichiara di mettere una parte di sé in ogni trattore che costruisce, chi realizza una vera economia circolare recuperando reti da pesca, chi ha scommesso sugli agricoltori per rilanciare il settore. E ancora, chi valorizza i legami generazionali fra i dipendenti del proprio pastificio, chi descrive l’impegno che c’è dietro i fumetti in edicola ogni settimana, chi sviluppa arti artificiali che conservano il senso del tatto, chi trasforma un lanificio in una banca, chi aiuta le start-up a diventare grandi, chi ogni anno assume a tempo indeterminato venti giovani meritevoli.