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“The Fanatic non ruota tanto attorno alla paura di chi è famoso di poter essere perseguitato dai fan” dichiara l’intramontabile John Travolta sul film di Fred Durst in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, “quanto alla possibilità di essere posseduto dalla passione per qualcuno che la incarna”.
Un film, quello in programma domenica in chiusura di festival, a coronamento di una carriera eccezionale per cui Travolta è insignito dal direttore Antonio Monda con un Premio Speciale. “Sono molto orgoglioso di aver realizzato film che hanno lasciato il segno” commenta l’attore, “È un privilegio essere parte di film senza tempo, che possono essere visti in qualsiasi momento”.
E prosegue: “I tre film che ricordo con più affetto? Grease, Pulp Fiction e La febbre del sabato sera. La vita è come un mosaico e sono le tessere che preferisci a farti sentire senza tempo”.
Senza tempo come le icone cui ha dato il volto. Tony Manero, ad esempio, che secondo Travolta oggi potrebbe “ballare il tango”.
E sugli altri due “preferiti”, cosa può raccontarci? “Il viaggio più interessante forse è stato Pulp fiction: Quentin Tarantino aveva una visione particolare e sofisticata, mi ha concesso libertà nella recitazione e totale fiducia. Quando suggeriva qualcosa era semplice ma efficace”.
Innumerevoli i suoi grandi ruoli, ma non mancano anche grandi rifiuti di John Travolta: “Ho detto di no a American Gigolò, Splash, Il miglio verde e Ufficiale Gentiluomo. Ma nel frattempo ho fatto altri film, magari migliori. Non ho rimpianti”.
Tornando a The Fanatic e al suo “personaggio unico, di cuore e passione, del tutto nuovo per me”, che cosa ama John Travolta? “Adoravo Sofia Loren. Come tutti! Amo Fellini e i Beatles, Il Padrino, Marlon Brando, Bertolucci, Liz Taylor e molti altri”. E conclude: “Non mi vergogno di ammirare nessuno, anzi, si può essere ispirati dalle persone”.