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Si dibatte sul cinema spagnolo contemporaneo alla 55a edizione di Pesaro Film Festival, che dedica un incontro in presenza delle registe protagoniste della rassegna Sguardi sul cinema spagnolo, curata dal direttore artistico Pedro Armocida e Annamaria Scaramella.
“Grazie al sostegno di Acción Cultural Española e in collaborazione con il Festival Margenes”, spiega Scaramella, “abbiamo selezionato un programma eterogeneo di cinque titoli degli ultimi due anni, tutti inediti in Italia, che si pongono con grande libertà espressiva nel panorama del nuovo cinema d’avanguardia spagnolo”.
Opere prime e seconde, documentari e fiction che con estrema varietà di stili, temi e registri entrano a far parte della “nueva ola” del cinema d’autore in Spagna. Andrea Jaurrieta (Ana de Día), Anxos Fazáns (A estacíon violenta) e Diana Toucedo (Trinta Lumes) discutono dei propri difficili, ma liberi, percorsi da registe e dell’attuale situazione del mercato cinematografico nel proprio paese, piegato dalla crisi economica e dal modello di distribuzione.
Andrea Jaurrieta racconta il lungo e travagliato processo di creazione del suo primo lungometraggio, Ana de Día, che ha richiesto ben otto anni di lavoro: “Ho iniziato a scrivere la sceneggiatura nel 2011, mentre la Spagna era all’apice della crisi economica. Non ho trovato nessun aiuto per portare avanti il mio progetto, così ho deciso di autoprodurmi. È stato un percorso estremamente complesso, che però mi ha concesso totale indipendenza dal punto di vista creativo”.
Parlando di quello che vorrebbe cambiare, aggiunge: “Sarebbe bello se anche il cinema autoriale potesse ottenere più spazio, senza necessità di grosse produzioni alle spalle”.
A estación violenta, di Anxos FazánsEsperienza diversa per la galiziana Anxos Fazáns, che ha diretto A estación violenta seguendo un progetto già finanziato. “Il film è un adattamento letterario dal romanzo omonimo di Manuel Jabois. Non è stato facile trasformare qualcosa di già scritto in un progetto intimo: ho lavorato alla sceneggiatura per un anno e mezzo. Alla fine, sono riuscita ad introdurre molti aspetti personali, come la tensione fisica dei corpi e l’universo musicale”.
E sui tempi di crisi: “Nonostante la precarietà, possono rivelarsi persino positivi in termini di creatività artistica. Tuttavia, sarebbe indubbiamente meglio avere un’industria più stabile invece che un cinema di barricate opposto alle grandi produzioni”.
Trinta Lumes, di Diana ToucedoDiana Toucedo torna nella sua terra natale, la Galizia, con il film di ambientazione rurale Trinta Lumes, selezionato alla Berlinale nel 2018: “La lavorazione, iniziata nel 2012, è stata molto lunga sia per ragioni creative che economiche. Ho dovuto risolvere non pochi problemi anche dopo aver trovato un finanziamento, poiché era vincolato nel tempo”.
E conclude: “Purtroppo, l’industria cinematografica è tutta nelle mani delle grandi piattaforme: è importante cercare di combattere questa egemonia con i mezzi che abbiamo”.