Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo presentano la mostra prodotta e promossa da Istituto Luce-Cinecittà, che dal 1 febbraio apre al pubblico: "Federico era Federico. E questa mostra rende un po' l'idea di quello che è stato"
"Fellini mi ha dato la possibilità di dire che nella vita si può fare tutto e che gli errori sono fondamentali. Siamo circondati da sbagli e la cosa più bella è farne ancora di più, per fare in modo che qualcosa diventi più vero o più di fantasia".
Parola dello scenografo Dante Ferretti che attraverso i suoi ricordi e i suoi occhi ci porta dentro l'universo del maestro riminese grazie a Felliniana, la mostra-installazione permanente aperta da domani al pubblico. Dove? Ovviamente a Cinecittà (all'interno della storica 'Palazzina Fellini'), la città ideale di Fellini.
Prodotta e promossa da Istituto Luce-Cinecittà, la mostra è una vera e propria immersione nell'immaginario felliniano oltre che racconto di un sodalizio artistico e di un'amicizia. L'opera porta la firma non solo di Dante Ferretti, ma anche di un altro premio Oscar: la scenografa Francesca Lo Schiavo.
FELLINIANA - Foto Andrea Martella
"Federico non si può racchiudere in un ricordo - dice Lo Schiavo-. Federico era Federico. E questa mostra rende un po' l'idea di quello che è stato. Lui era un vulcano in eruzione, ogni giorno ci proponeva cose nuove, magari cose che aveva sognato la notte. In questo lavoro c'è anche un po' di malinconia, pensando al fatto che lui non c'è più".
Fellini era talmente legato alle atmosfere oniriche che, per farlo felice, Ferretti spesso fingeva che tanti suoi ricordi fossero in realtà dei sogni e glieli raccontava lungo il tragitto che facevano insieme dal bar Canova a Piazza del Popolo fino a Cinecittà. Molti di questi racconti poi finivano nei suoi film come quello quando da sotto il tavolo aveva visto le mutande e il sedere della sarta o della macellaia che appoggiava il suo seno sul bancone.
"Noi eravamo vivi, parlavamo tanto", dice Ferretti, guardando i manichini che li raffigurano, realizzati dagli scultori del Makinarium, eccellenza nel settore degli effetti speciali. E poi prosegue: "La difficoltà più grande era entrare nella sua testa e capire esattamente cosa voleva fare. Spesso aveva bisogno di qualcuno che lo spingesse o che gli desse delle idee. Noi andavamo d'accordo".
Un incontro, quello tra Federico e 'Dantino', nato sul set di Satyricon nel 1969 e una collaborazione diretta avviata con La città delle donne, cui seguono titoli indimenticabili: Prova d'orchestra, E la nave va, Ginger e Fred e La voce della luna.