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L'equazione “romanzo young adult uguale saga cinematografica sbanca-botteghino”, dopo i successi di Twilight e Hunger Games, ha inanellato alcune eccezioni deludenti al box office, da Shadowhunters – Città di ossa a Beautiful Creatures. La lista degli adattamenti malriusciti non comprende Divergent, la pellicola ispirata al primo volume dell'omonima trilogia di Veronica Roth, che comprende Insurgent e Allegiant (in libreria per De Agostini dal 18 marzo).
Le premesse sono comuni a storie di questo genere: in un futuro distopico un'adolescente si ritrova alle prese con le regole imposte da una società tirannica e, a suo modo, cerca prima di trovare un modo per sentirsi libera nel rispettarle e poi di escogitare una strategia per sovvertirle.
L'eroina qui si chiama Beatrice Prior ed è interpretata in maniera assai convincente da Shailene Woodley, che è passata da anonima protagonista de La vita segreta di una teenager americana alla figlioletta talentuosa di George Clooney in Paradiso amaro. La ragazza si ritrova alla vigilia di una scelta importante, quella che le cambierà la vita: in una società organizzata in cinque fazioni (caste), deve decidere se abbracciare l'eredità dei genitori confermando l'appartenenza agli Abneganti, il gruppo remissivo e altruista al governo, o esplorare nuove strade. Con un colpo di scena scarta gli Eruditi (scienziati a cui si unisce invece il fratello Caleb), i Candidi (onesti al 100%) e i Pacifici (puri e gentili) per seguire gli spregiudicati Intrepidi, incaricati di mantenere l'ordine pubblico e celebri per le scelte azzardate che ne riducono drasticamente le aspettative di vita.
Così cambia nome e diventa Tris, ma fino a quel momento ignora l'esistenza di un gruppo di persone, i Divergenti, che dimostrano una propensione genetica per più fazioni e risultano di conseguenza ingestibili perché non incasellabili nel sistema sociale. Scoprire di essere una di loro grazie a Tori (Maggie Q, in gran forma) ma deve nascondersi per evitare la cattura e la morte da parte del capo degli Eruditi, Jeanine Matthews (Kate Winslet, in versione diabolica). Ad allenarla nella nuova fazione ci pensa Quattro (il talentuoso attore inglese Theo James, qui al primo banco di prova della carriera): tra i due s'innesca subito una dinamica conflittuale che si evolve presto in una complicità inusuale, con risvolto romantico all'orizzonte.
Tra pericoli di ogni genere, i due, assieme al gruppo di compagni tra cui l'impertinente Christina (Zoe Kravitz, di ritorno il 22 maggio al cinema con X-Men: Giorni di un futuro passato), devono riuscire a salvare il proprio angolo di mondo da una nuova guerra per il potere senza rivelare la propria natura. Le paure personali, che danno il soprannome a Quattro (si chiama in realtà Tobias Eaton), si mescolano agli orrori perpetrati dal gruppo di appartenenza. Secondo la regola per cui la fazione viene prima del sangue, l'individualità viene sacrificata in nome di un bene comune, ma questi ragazzi scoprono che si tratta solo di un alibi di cui ai vertici si servono per soggiogare il popolo.
La pellicola, diretta da Neil Burger, ricostruisce fedelmente il mondo di Veronica Roth, con un'impronta visiva e sonora di evidente impatto emotivo. Riscrive le atmosfere originali con una sapiente regia, una fotografia curata e una colonna sonora evocativa dirigendo un cast ben assortito, che fa emergere una protagonista capace di alternare l'indole quasi anonima degli inizi con quella spregiudicata dell'iniziazione.
L'avventura quasi in solitaria di Tris in alcuni tratti però mette in ombra il resto del gruppo fino ad appiattirlo sullo sfondo, compreso il temibile Peter (Miles Teller), che nel film riduce la sua carica di cieca crudeltà a favore di qualche scaramuccia tra compagni. Forse alcuni passaggi risulteranno poco chiari ai non-lettori della saga, ma nel complesso l'universo immaginato dalla Roth prende vita con una forza rinnovata e portentosa su grande schermo fino a diventare un prodotto splendidamente confezionato e godibile anche da i non-fan e persino dai non-più-teenager.