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"La migrazione è naturale. Da sempre nel mondo c'è stata la necessità di spostarsi, perché magari uno nasce in un posto dove in quel momento c'è una guerra o una carestia".
A parlare è il regista Beppe Tufarulo (il suo ultimo lavoro è Ferro, il documentario per Amazon Prime Video su Tiziano Ferro) che nel suo cortometraggio Baradar (Fratello) racconta la storia della dura separazione di due fratelli migranti.
"Una storia vera e universale, un viaggio durato cinque anni, quindi anche un'operazione impossibile da trasformare in un cortometraggio", racconta il regista che ha deciso di riassumere questo dramma concentrandosi sullo specifico momento del saluto perché racchiudeva "il prima e il dopo": "L'ultimo giorno che Alì Ehshani, un bambino di dieci anni, e suo fratello Mohammed, di diciotto anni, passano insieme, prima che il più grande parta dall'Afghanistan verso l'Europa".
Ad interpretarli altri due fratelli, due attori non professionisti, Nawid e Danosh Sharifi, adolescenti afgani arrivati in Italia tre anni fa per ricongiungersi al fratello maggiore dopo la morte dei loro genitori.
"Il corto è girato in lingua Dari- racconta-. La difficoltà più grande è stata trovare i due attori, cioè due persone che potessero impersonare Alì e Mohammed. Ci ho messo molto tempo, poi a Roma ho trovato questi due fratelli. Alì mi ha aiutato molto con loro perché gli ha spiegato le emozioni che aveva provato. Mi ha fatto trovare le giuste sfumature per raccontare il dramma che aveva vissuto".
Tratto dall'autobiografia di Alì raccontata nel libro di Francesco Casolo dal titolo Stanotte Guardiamo le Stelle, edito da Feltrinelli nel 2016, questo corto è stato girato in Puglia.
"Quel libro mi ha colpito tantissimo", dice Beppe Tufarulo, che poi conclude: "Non ho voluto dare nessun risvolto politico a questo mio lavoro. Ma bisogna sensibilizzare su quest'argomento per fare capire che se una persona intraprende un viaggio della speranza è perché è l'unica cosa che può permettersi in quel momento. Si parte con la speranza di arrivare in un posto migliore. Non si parte per visitare un posto nuovo, ma per farsi una vita". E per fortuna sia Alì che i due interpreti (Nawid e Danosh Sharifi) sono riusciti a farsela: "Tutti e tre ora vivono a Roma. Alì si è laureato in giurisprudenza e insegna, mentre gli altri due ragazzi, che quando abbiamo girato questo corto erano appena arrivati in Italia, ora parlano perfettamente romano, il più piccolo studia grafica, e l'altro sta lavorando per un'associazione che fa il pane arabo".