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Sentimenti di dolore, rammarico, e profonda riconoscenza accompagnano la morte di Bernardo Bertolucci.
Dolore per la sua scomparsa, e rammarico perché gli ultimi anni di malattia avevano impedito al cinema italiano e mondiale di godere della sua eccezionale, irripetibile maestria.
Vorrei affidare a queste righe tre ricordi particolari:
La proiezione, sul finire degli anni ‘70, de Ultimo tango a Parigi nella sede del Partito Radicale in via di Torre Argentina a Roma. Ottenemmo da Bertolucci una copia del film, di cui era stata decretata la distruzione, come forma di disobbedienza civile a quell’ordine assurdo. Al termine della proiezione, un funzionario della questura pretese la “pizza” del film per consegnarla all’autorità giudiziaria, ma accettò tacitamente di ricevere da noi un’altra pizza, di un altro film. Così l’originale fu salvato e restituito a Bertolucci.
Il mio secondo ricordo è la telefonata fatta lo scorso anno da Shanghai in compagnia del Presidente della China Film Co-production Corporation, Miao Xiaotian, che mi chiese di parlare con Bernardo per ricordargli come la sua vita fosse cambiata da quando lo aveva assistito. giovanissimo, per realizzare in Cina le riprese de L’ultimo imperatore.
Infine, quando ho chiesto a Bertolucci a nome dell’ANICA se volesse accettare la presidenza dell’Accademia del David di Donatello. Pur pensando a un incarico non esecutivo ma di ispirazione e di idee (si stava lavorando alla nuova presidenza di Piera Detassis, dopo la scomparsa di Rondi) nelle parole con cui Bernardo declinava l’offerta c’era tutto il dispiacere di chi avverte che le forze fisiche si andavano esaurendo.
A nome dei produttori, dei distributori, delle industrie tecniche, degli esercenti e dei creativi che aderiscono all’ANICA, esprimo la vicinanza del cinema italiano a chi ha voluto e sempre vorrà bene a Bernardo Bertolucci.