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(Cinematografo.it/AdnKronos) - Rai Cinema cambia rotta: non più solo commedie e film d’autore ma film di generi diversi, molti all’insegna della contaminazione tra linguaggi, e che "abbiano al centro delle storie".
"Innovazione, film con forti connotazioni internazionali, discontinuità, ma nella discontinuità anche il rispetto della tradizione: questa è l’indicazione che ci viene dalla Capogruppo Rai", dice Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema da 7 anni, che ha convocato la stampa per spiegare che la nuova linea editoriale è stata articolata in sette direttrici di produzione, coproduzione e acquisto, che hanno già diversi titoli in uscita, sul set, in scrittura (alcuni dei quali hanno buone speranze di partecipare ai festival di Cannes e di Venezia).
Il primo dei sette ’filoni’ individuati da Rai Cinema è ’La nostra storia’, dove si va da La tenerezza di Gianni Amelio che sta per uscire (il 24 aprile) a Una questione privata dei Fratelli Taviani (tratto
dall’omonimo romanzo di Beppe Fenoglio), da Dogman di Matteo Garrone ("un western urbano ispirato alle cronache sul criminale sanguinario, detto il Canaro") al Traditore di Marco Bellocchio su Tommaso Buscetta, fino ad un horror diretto da Pupi Avati e ambientato nel Polesine. "Anche ai grandi autori abbiamo chiesto di rendere centrali le storie, senza chiaramente snaturare la loro cifra artistica", sottolinea Del Brocco.
C’è poi 'Il cinema del futuro' che, tra registi debuttanti e giovani già affermati, vedrà l’arrivo di film come Una famiglia di Sebastiano Riso, Lazzaro felice di Alice Rohrwacher e Figlia mia di Laura Bispuri ("che intercetta il tema attualissimo di una bimba con due mamme, una biologica e l’altra adottiva"). "Sono film con uno sguardo originale sulla realtà e di grande qualità".
Altra direzione narrativa è quella del 'Coming of age’ o 'Romanzo di formazione’, che oltre al sequel del Ragazzo invisibile di Salvatores, vedrà l’arrivo del fantasy Otzi e il mistero del tempo di Gabriele Pignotta.
Sorprese e divertenti contaminazioni anche nella direttrice battezzata come 'Pop italiano', dove si va da Il primo re di Matteo Rovere, che si cimenta sulla storia di Romolo e Remo, ad Ammore e malavita, il nuovo film dei Manetti Bros (che unisce commedia, sceneggiata napoletana, gangster movie e musical e che si dice potrebbe arrivare alla Mostra di Venezia) al debutto alla regia di Cosimo Gomez con Brutti e cattivi, dove un banda di criminali ’freak’ compie rapine nelle periferie romane. Nel filone pop anche la nuova commedia che fa riflettere di Antonio Albanese, A casa, dove il regista è anche il protagonista alle prese con il ’rimpatrio’ di un extracomunitario.
Non manca una linea di produzione legata al 'Cinema del reale' alimentata anche dal successo di Fuocoammare di Gianfranco Rosi. Ma alcune delle più grandi soddisfazioni arriveranno dalle linee di produzione che Del Brocco ha ribattezzato ’Cinema senza frontiere’ e 'Oltre il confine’. Della prima fa parte il film americano di Virzì The Leisure Seeker, con Helen Mirren e Donald Sutherland, dato in partenza per il festival di Cannes. Nella seconda figurano Soldado (il film Usa di Stefano Sollima, che dirige Benicio Del Toro e Josh Brolin) ma anche il nuovo film di Roman Polanski (di cui si conosce solo il titolo Based on a true story) e il film ’italiano’ di Steven Spielberg, Il rapimento di Edgardo Mortara.
Non tutti questi film saranno distribuiti da 01. "Dal 2010 al 2016 Rai Cinema ha contribuito a realizzare 372 film, di cui 182 tra opere prime e seconde per un investimento complessivo di circa 380 milioni di euro, ai quali si aggiungono quasi 300 film della realtà, per un investimento complessivo di circa 17 milioni di euro. Per fare tutto questo, Rai Cinema ha collaborato con circa 300 società di produzione e 520 registi. Questo significa aprire il mercato, non chiuderlo: 01 non è l’unico distributore con cui lavora Rai Cinema".
A chi gli chiede se alcune delle proposte più ambiziose e sperimentali non rischino di riscuotere poco successo in sala, Del Brocco risponde: "Il box office non può essere il nostro unico pensiero. Ci vogliono molti anni per abituare il pubblico a proposte nuove, anche se ci sono casi molto incoraggianti di film innovativi che hanno avuto successo. E noi come servizio pubblico abbiamo il dovere di sperimentare", conclude.