PHOTO
Il Ministro della Cultura annuncia la firma del decreto che ridefinisce l'obbligo di uscita in sala per i film italiani introducendo nuove disposizioni che consentono appena 30 giorni per l'uscita in streaming e televisione dalla data di prima uscita al cinema. Alla base, sempre secondo il comunicato del ministero, l'esigenza di aiutare le sale nella fase di ripartenza delle attività e la necessità di riequilibrare le regole per evitare che il cinema italiano sia penalizzato.
"Gli esercenti stanno riaprendo le sale nonostante le difficoltà e i risultati arrivano, il pubblico risponde così come lo ha fatto a fine agosto e settembre con i film di richiamo che sono stati messi a disposizione. Il cinema italiano è il grande assente per la ripartenza, nonostante i continui proclami di numerose produzioni, attori e registi con prodotti pronti, ma l'urgenza, a quanto pare, è garantirne la tutela per i prossimi 8 mesi, consapevoli che probabilmente per i prossimi 3-4 mesi il numero di titoli italiani che approderà nelle sale sarà solo marginale – dichiara l'ANEC, associazione nazionale esercenti cinema – Proprio nei giorni scorsi abbiamo assistito al film di Verdone proposto in tre sale di Roma, nei giorni della riapertura, senza concedere l'opportunità a nessun altro esercente di programmarlo, salvo poi richiamare l'esclusiva della piattaforma cui è stato venduto. Per non parlare del film di Massimiliano Bruno "Ritorno al crimine", di cui non si parla più; titolo che poteva essere portato in sala a settembre quando l'80% degli schermi era aperto."
"Un provvedimento che intende porre un equilibrio fra i film italiani e quelli internazionali, dimenticando però che in sala sono pianificati, per i primi mesi e salvo occasionali eccezioni, solo film di produzione straniera mentre i titoli nazionali, sostenuti con ingenti investimenti del Ministero, si concentrano con l'uscita in sala in pochi mesi l'anno. Se di riequilibrio si deve parlare, allora da giugno che il Ministro proceda con provvedimenti per portare in sala i film italiani, così come pianificato con quelli internazionali."
"Il 2021 registra perdite dell'esercizio che a fine aprile superano i 400 Milioni di euro, nessuno stanziamento ancora definito dal fondo emergenza cinema, una campagna promozionale di rilancio del settore che non ha riscontri, condizioni di mercato che non tengono conto delle difficoltà degli esercenti che riaprono, richiamando gli addetti a lavoro, dando impulso all'economia che ruota intorno alla sala cinematografica. Con queste criticità, che minano la riapertura strutturata dei cinema, si ritiene che l'aiuto alle sale passi dalla urgenza di definire la finestra di 30 giorni al cinema italiano per i prossimi otto mesi? – aggiunge il Presidente ANEC Mario Lorini – In un momento così delicato non può essere ignorata la priorità della misura e impone profonde riflessioni sulla considerazione dichiarata, in questi mesi di chiusura, ma che alla resa dei fatti fatica a trovare fondamento. Ritenevo aperto un confronto vero, un dialogo costruttivo nell'interesse di tutti. Probabilmente mi sbagliavo".
Anche l'UECI - Unione Esercenti Cinematografici Italiani - attraverso le parole del Presidente Manuele Ilari - si affida ad una nota stampa: "Con le attuali prassi di mercato, i film sono regolati con la finestra di 105 giorni per poi essere sfruttati dopo la Sala Cinematografica e visti poi sulle Piattaforme, rispettando le cosiddette Windows. Il nuovo decreto uscito il Primo Maggio 2021 dell’Onorevole Ministro Franceschini è corretto sul principio ma è fondamentale tutelare le Sale Cinematografiche dalle piattaforme Streaming trovando un giusto equilibrio. Ricordiamo al Ministro, che le Sale sono state chiuse dal 25 Ottobre e che da quasi 6 Mesi non c’è stata la Ripartizione del Fondo Emergenza 2021 che è più che mai atteso per poter trasformare la Riapertura delle Sale in Rodaggio e in seguito nella vera Ripartenza di tutto il comparto.
Questo nuovo Decreto a differenza del precedente fatto dall’allora Ministro Bonisoli, riduce da 105 giorni a 30 giorni l’uscita successiva in Sala. Questo non può essere recepito dagli Esercenti Cinematografici come un ancora di salvezza, anche perché ad oggi i Cinema hanno riaperto (stiamo parlando di un centinaio di Eroici Esercenti su 1500) ma i film italiani non escono e le Sale hanno l’obbligo di programmare il 35% del prodotto italiano per sbloccare alcuni contributi, ma in questo modo non potranno farlo.
Ci scusi Onorevole Ministro Franceschini, ma a noi appare più un grande Iceberg che rischia di affondare per sempre le nostre Imprese che lentamente si avviavano verso la Ripartenza senza ottenere dal suo Ministero un intervento a sostegno. Ridurre le Windows da 105 a 30 giorni procurerà un effetto deflagrante sulle presenze in Sala dei Film Italiani, con una previsione di circa il 60% in meno di spettatori. Per aiutare le Sale serve una proposta di Legge Primaria, con obbligo di uscita nelle Sale sia di Film nazionali che Internazionali con finestre più lunghe, come prevedeva la legge 26 del 1994 art. 12 dove il Mercato Italiano a livello Internazionale era pari al 15%.
Ad oggi quella percentuale è più che dimezzata, l’Italia deve Riconquistare quelle percentuali che ad oggi rappresenta il 2% del mercato mondiale. Questo decreto è anche contrario ai principi della legge Franceschini del 2016 che andava verso il potenziamento culturale sui territori in base ai principi Costituzionali Art. 9,21,33 e all’Art. 167 del Trattato dell’Unione Europea e della Convenzione dell’UNESCO.
Sembra quasi si sia sfruttato la chiusura del periodo Covid per aiutare le piattaforme e traghettare invece le Sale Cinematografiche verso un punto di non ritorno. Se non si tornerà indietro si rischia seriamente che i Cinema non programmeranno più i Film Italiani per protesta, con un Ecatombe ancora più grande di quella che è stato vissuto in questo ultimo anno, con il rischio concreto di chiusura per tantissime strutture e la fine di migliaia di Imprese e con la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro.
Caro Ministro il suo Ministero con la sua diligenza di un buon Padre di Famiglia deve tutelare le Sale Cinematografiche e tutto il settore intero con la costante di non dare vantaggio alle Ott che non hanno sede in Italia e che non hanno un indotto straordinario di lavoratori con le loro famiglie come fanno le Imprese delle Sale Cinematografiche del nostro Paese. I prossimi otto mesi a queste condizioni mettono in serio pericolo la Ripartenza Industriale di quella meravigliosa macchina Culturale e aggregativa che sono le nostre Sale".