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Ci sono dei film da vedere, e ve lo diciamo perché li abbiamo già visti: Cow di Andrea Arnold, Lamb con Noomi Rapace, Atlantide di Yuri Ancarani, Petite maman di Céline Sciamma, un po’ anche Where Is Anne Frank? di Ari Folman, certamente – restauro – Amore tossico di Claudio Caligari.
Ci sono dei film da vedere, perché non li abbiamo ancora visti: l’opera seconda di Dario Albertini (Manuel) Anima bella, l’animazione Belle di Mamoru Hosoda, Dear Evan Hansen di Stephen Chbosky (Noi siamo infinito), almeno.
E un ospite, almeno, da incontrare: Johnny Depp, per la web series Puffin.
Ma ciò che fa di Alice nella Città, diciannovesima edizione dal 14 al 24 ottobre, diversa dal solito è l’interruzione dell’unità di tempo, luogo e azione rispetto alla Festa del Cinema di Roma: le date quelle sono, l’azione quella è, sebbene l’indicazione didattica e anagrafica tipica sia oggi ancor più meritoria, ma il luogo – inteso in primis come esperienza cinematografica – non è più lo stesso.
Dopo la Nuvola eterea dell’anno scorso, Alice trova un’alternativa omologa, paritetica all’Auditorium Parco della Musica sin dal nome: l’Auditorium Conciliazione.
Conciliazione degli opposti, convergenze parallele, chissà, ma doppio è il binario della creatura di Fabia Bettini e Gianluca Giannelli: se il direttore della Festa Antonio Monda è stato prorogato per l’edizione corrente, Alice dà un colpo al cerchio, lo smarcamento dalla location quale abbrivio all’autonomia, e un colpo alla botte, il governo della Festa tutta, con un guest director sul modello torinese e altre variabili geometrie.
Si vedrà.