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Gianpiero Bocca, esercente del Cinema e Teatro Excelsior di Cesano Maderno (Monza e Brianza), Sala della Comunità dell’ACEC (Associazione Cattolica Esercenti Cinema), è uno dei tanti lavoratori dello spettacolo a esprimere preoccupazione in questi giorni così difficili. Perché questa non è solo una questione economica: dietro i cinema chiusi ci sono persone che vivono con il cinema.
Qual è attualmente la situazione in Lombardia?
“Noi siamo chiusi dal 24 febbraio, cioè da quando è uscita la notizia del primo caso di Coronavirus, e da Decreto ci è imposto l’obbligo di chiusura fino al 15 marzo. Non possiamo assolutamente fare le stesse scelte di altre sale nel resto d’Italia, che restano aperte con le restrizioni legate alle distanze di sicurezza tra le persone”.
Quali sono le ripercussioni sul medio e lungo periodo?
“Ce ne sono due. La prima è certamente economica. Finora abbiamo dovuto sospendere due spettacoli teatrali e cinque giorni di film, quattro di prime visioni e una di rassegna. Le nostre difficoltà sono legate alla riprogrammazione degli spettacoli, ai contratti da ripensare, a come affrontare la questione degli abbonamenti, ai biglietti da rimborsare. Dobbiamo ancora fare le verifiche, ma per ora parliamo di un danno di decine di migliaia di euro”.
Per quanto riguarda l’impatto sui lavoratori?
“La nostra sala ACEC a Cesano Maderno è gestita da volontari, quindi per fortuna non abbiamo il problema occupazionale che hanno altri cinema. Quello che sta accadendo ai lavoratori dello spettacolo è drammatico. Hanno poche tutele contributive e il governo dovrà attivare per forza degli strumenti compensativi, nonché rimettere mano alla cassa integrazione. Ci sono famiglie che vivono di questo e non possono essere abbandonate”.
E l’altra ripercussione?
“Psicologica. Noi siamo chiusi da quasi due settimane e chissà quando riapriremo. Il pubblico si sta disabituando ad andare al cinema. Così facendo lo stiamo allontanando dall’esperienza in sala. Chi sarà disposto a tornare quando riapriremo?”.