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Abbiamo già assistito, in passato, alle ripercussioni che la WGA, letteralmente la “Gilda degli Scrittori d’America” ha provocato sull’industria dell’intrattenimento cinematografico e televisivo. Storico, per fare l’esempio più recente, quello del 2007-2008, durato più di tre mesi e costato all’economia centinaia di milioni di dollari.
Ogni sciopero muove i primi passi dal malcontento degli scrittori e sceneggiatori riguardo a condizioni di pagamento e lavoro ritenute inique. Un caso simile sta sviluppandosi proprio in questi giorni.
Il 7 aprile, infatti, scade il contratto sottoscritto da WGA, da una parte, e ATA (Association of Talent Agents, ovvero il sindacato di rappresentanti, manager e talent scout del mondo dell’intrattenimento), dall’altra.
Nello specifico, gli autori reclamano ai loro stessi agenti di perpetrare una, pur tradizionale, pratica punitiva e ingiusta di Hollywood: intascare ingenti quote di commissione per sé, prosciugando di conseguenza il compenso destinato agli scrittori per cui intercedono con le produzioni.
Quello dell’ATA è un ruolo in grave conflitto di interessi: sono infatti proprio gli agenti a trattare con le major di cinema e televisione, influenzando inevitabilmente la suddivisione del pagamento.
La WGA, perciò, in scadenza di contratto ha posto l’eliminazione di tale pratica come conditio sine qua non del rinnovo, pena lo scatenarsi di prospettive alquanto scoraggianti.
Visto che l’ATA non ne ha voluto sapere, finora, di riconoscersi in tale pratica né di ammettere conflitti di interessi, la Writers Guild è ricorsa a un ulteriore strumento di contrattazione: ha messo a disposizione dei suoi 15.000 iscritti una petizione digitale con cui licenziare collettivamente i propri agenti, nel caso in cui l’accordo non venisse raggiunto entro la scadenza del 7 aprile.
Nonostante le rassicurazioni sul proseguimento di lavori e contrattazioni già in essere, l’atto è stato (legittimamente) ricevuto come “minaccia” nei confronti non solo dei rappresentanti, ma dell’intera Industry. Quest’ultima intravede risorgere l’incubo di uno sciopero a oltranza, che significherebbe ritardi e cospicue emorragie di denaro.
Eppure l’ATA, presa tra due fronti, non demorde. Anzi, respinge al mittente l’accusa di prolungare faziosamente le consultazioni, per strappare un nuovo contratto più vantaggioso del precedente.
Gli agenti, nell’intento di tutelare ogni scrittore che voglia continuare a collaborare, dipingono quella della WGA una politica rischiosa per i suoi stessi iscritti, che non lascia loro sufficiente libertà di scelta.
Ma il braccio di ferro continua. È notizia di queste ore la pubblicazione, da parte della Writers Guild of America, di un video di infografica appositamente dedicato all’argomento (che potete vedere qui sopra): questo illustra come il compenso degli scrittori sia in calo, diminuito nel solo biennio 2014-2016 addirittura del 23%.
La colpa ricadrebbe, come già sostenuto, sulle quattro maggiori agenzie di rappresentanza: WME (William Morris Endeavor), UTA (United Talent Agency), CAA (Creative Artist Agency) e ICM (International Creative Management).
Oggi inizierà una votazione di cinque giorni su un nuovo Codice di Condotta, proposto dalla WGA ai propri membri. All’approvazione di quest’ultimo, se non sarà accettato anche dall’ATA entro il 7 aprile prossimo, allora si ricorrerà al licenziamento dei rappresentanti.
Un braccio di ferro durissimo, con un pressante conto alla rovescia. Uno scontro degno di Hollywood.