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Dopo la nota dell'ANICA in merito all'istruttoria aperta dall'Antitrust, arriva anche il comunicato dell'ANEC - Associazione Nazionale Esercenti Cinematografici:
"La presidenza nazionale dell’ANEC manifesta sorpresa e amarezza per l’avvio del procedimento a proprio carico, unitamente alla sezione territoriale del Lazio e all’ANICA, da parte dell’AGCM, per una presunta condotta tesa a limitare l’accesso al prodotto filmico da parte di alcune realtà di natura associativa, per lo svolgimento di spettacolo ad ingresso gratuito nel periodo estivo.
La natura stessa dei promotori delle iniziative gratuite all’aperto, operanti in un ambito che esula dal mercato cinematografico, porta a ritenere che possano orientare le attività, peraltro organizzate e sostenute con sovvenzioni pubbliche e sponsor privati, verso un’offerta culturale che operi la formazione del pubblico, senza pertanto ricercare una programmazione che si sovrapponga alle sale cinematografiche operanti dodici mesi all’anno.
L’ANEC in questo periodo storico particolare sta lavorando incessantemente da oltre tre mesi per garantire il ritorno a regime di tutte le sale cinematografiche italiane operando nel primario interesse collettivo soprattutto a salvaguardia della forza lavoro diretta e indiretta che annovera oltre ventimila addetti. Le sale cinematografiche assolvono ad un ruolo pubblico ad iniziativa privata e le donne e gli uomini che vi lavorano stanno cercando in ogni modo di superare questo momento di fragilità del mercato, pronti a mettersi a disposizione dei milioni di cittadini che ne riconoscono il servizio sociale, culturale oltreché di intrattenimento. Ritenere pertanto che l’operato dell’associazione nazionale degli esercenti sia orientata ad una azione di ostacolo non è accettabile e si ripone massima fiducia nell’attività di indagine avviata dalle autorità a cui fin da subito è stata manifestata la più totale disponibilità e collaborazione. Nonostante gli sforzi operati dall’ANEC ad oggi soltanto 207 schermi hanno potuto riaprire su un totale di 3500 operanti nell’analogo periodo degli anni scorsi, a causa delle difficoltà di applicazione dei protocolli sanitari e della penuria di prodotto cinematografico in questo momento.
Colpisce, incomprensibilmente, come si sostenga che un intero settore imprenditoriale, che rischia di scomparire con tutto il suo patrimonio di cultura, capillare sul territorio, dalle grandi città ai piccoli paesi di provincia, in grave sofferenza per le conseguenze dell’emergenza sanitaria, sia accusato di abusare di un inesistente potere di mercato per boicottare l’attività di associazioni che non corrono rischi di mercato e possono proporre spettacoli gratuiti grazie ad apposite sovvenzioni pubbliche e private".