“A partire dal Ddl "La buona scuola", il disegno di legge sull'istruzione che proprio in questo momento viene contestato da un corteo pacifico qui fuori e nel quale abbiamo inserito la conferma dell'insegnamento della storia dell'arte e l'introduzione dell'educazione all'immagine e al suono, siamo impegnati come governo nella valorizzazione del cinema quale pilastro della cultura in Italia”. Dario Franceschini, ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, è intervenuto a margine della presentazione del rapporto "Tutti i numeri del cinema italiano" questa mattina presso il cinema Barberini di Roma, confermando la necessità di agire su diversi fronti per risollevare le sorti di un settore in difficoltà.
”L'aumento delle regole, la modifica al Tax credit, in particolare per quanto riguarda le produzioni internazionali, l'approvazione di nuovi decreti tecnici da introdurre per via regolamentare: sono molte le cose da fare o già messe in atto per aiutare il settore dell'audiovisivo in Italia. Il problema è che non devo convincere gli operatori del settore a investire sul cinema e la cultura, ma ben altri soggetti. Si può però operare su diversi fronti: un'altra novità introdotta dal Ddl "La buona scuola" prevede l'equipollenza alle lauree triennali per i diplomi degli istituti culturali come il Centro Sperimentale di Cinematografia. Abbiamo anche investito nella realizzazione di un censimento delle sale storiche in Italia: si tratta di un patrimonio dal valore sociale, culturale e pedagogico immenso, che non può essere abbandonato alle leggi del mercato. Io capisco perfettamente l'importanza del cinema per il nostro paese: sono anche ministro del Turismo, e so che una produzione cinematografica internazionale in Italia vale più di mille spot autoprodotti”.
Nonostante le parole incoraggianti del ministro Franceschini, i dati emersi dalla presentazione fotografano una situazione complessa e allarmante. Il riscontro più significativo riguarda il rapporto tra il totale dei film che nel 2014 hanno ricevuto il nulla osta alla pubblica proiezione e il totale delle risorse economiche destinate alla produzione cinematografica. 201 titoli complessivi, di cui 194 di iniziativa italiana, indicano un aumento, rispetto al 2013, di più di 38 titoli italiani a fronte di un incremento degli investimenti produttivi di soli 12 milioni di euro. Aumentano però significativamente i film con budget fino a 0,8 milioni di euro (da 80 a 112). «Abbassando i costi di produzione, abbassiamo automaticamente anche la qualità e gli incassi - ha spiegato Riccardo Tozzi, presidente dell’Anica (Associazione nazionale industrie cinematografiche audiovisive) - Il fatto che siano aumentati i film non è una notizia positiva: non possiamo paragonarci alla Francia, che ha prodotto lo stesso numero di film (203), ma che ha un circuito di sale assolutamente superiore qualitativamente e soprattutto un budget medio per film di 3,9 milioni euro, a fronte degli 1,4 milioni di euro di un film di iniziativa italiana». «Un altro problema che evidenzia le difficoltà dell'Italia a inserirsi nel mercato globale dell'audiovisivo - ha specificato Andrea Occhipinti, Presidente della Sezione Distributori dell'ANICA - è il netto calo delle coproduzioni, che vede l'Italia ripiegarsi su se stessa nell'aumento delle produzioni interamente nazionali».
Nicola Borrelli, Direttore Generale per il Cinema del MiBACT, ha spiegato le modalità dell'intervento complessivo dello Stato nel settore cinematografico: dei 203 milioni di euro investiti nel 2014 (45% per la produzione, 34% enti di settore, 13% promozione e 9% esercizio), 88 milioni sono destinati al sostegno diretto e 115 milioni al sostegno indiretto (64% produzione, 32% esercizio e 4% distribuzione).
Per quanto riguarda il mercato delle sale, nonostante gli interventi tesi a una diversa calendarizzazione delle uscite cinematografiche durante l'anno (al momento “è come se ci fosse una stagione natalizia che dura cinque mesi, con le uscite concentrate da novembre a marzo, e poi più nulla”, ha ironizzato Tozzi), i dati divulgati da Cinetel inquadrano un calo di incassi e presenze di circa il 7% rispetto all'anno scorso.
L'ultimo aspetto della situazione del cinema in Italia affrontato nel corso dell'incontro è stato quello dei passaggi dei film in televisione. In particolare è nata una polemica sulla programmazione dei film recenti italiani sulle reti generaliste: Borrelli ha sottolineato come i titoli italiani recenti (prodotti dal 2009) siano stati solo 63, di cui ben 45 solo su Canale 5. “La top 10 degli ascolti relativi ai film trasmessi in televisione nel 2014 - ha insistito - vede ben 7 posizioni su 10 occupate da film programmati da Canale 5, di cui 5 lungometraggi italiani. Le 3 posizioni di RAI Uno sono invece dedicate a film americani, di cui solo uno recente». «Si tratta di obblighi di programmazione televisiva a cui la RAI deve sottostare - ha replicato Paolo Del Brocco, Amministratore Delegato di RAI Cinema - Tra i tanti programmi e fiction televisive che la RAI deve obbligatoriamente trasmettere è difficile trovare spazio anche per i film”.