Una levata di scudi da parte degli Esercenti, che ancora vedono nubi all’orizzonte per l’inizio della stagione cinematografica nelle sale.

"L’8 marzo - si legge nella nota UECI - Unione Esercenti Cinematografici Italiani - è stato imposto all’Esercizio cinematografico un lockdown durato tre mesi. Contestualmente l’Anica e tutte le associazioni di categoria del settore - attraverso i loro rappresentanti - hanno chiesto e ottenuto l’uscita in deroga dei film sulle piattaforme streaming, senza quindi il passaggio in sala; Netflix si è associata ad Anica e alcuni produttori tuttora usufruiscono delle risorse messe a disposizione dal colosso, per produrre contenuti esclusivi per le loro piattaforme; innumerevoli titoli hanno ottenuto dei risultati poco convincenti ma hanno continuato a ottenere fatturati; una Major americana ha lanciato una propria piattaforma raggiungendo, in un solo mese, obiettivi che avrebbe dovuto ottenere in cinque anni.

Tutto questo finché il 15 giugno il Governo non ha dato il via libera per la riapertura delle sale, togliendo anche l’obbligo dell’uso della mascherina".

"I cinema, però, inaspettatamente sono rimasti chiusi, e quei film che avrebbero potuto uscire in sala sono stati “bruciati” dalle piattaforme streaming.  Le scelte dei distributori non hanno favorito l’esercizio e le major hanno proposto agli esercenti degli accordi commerciali vessatori e inaccettabili per una gestione della sala già fortemente compromessa da questo lungo periodo di pandemia".

Alcuni Esercenti che aderiscono alla UECI - dichiara il presidente Manuele Ilari - "intendono dare appoggio all’operazione Davide contro Golia , avviata dalla Associazione Cinema America, presentando un reclamo cautelativo all’Antitrust per abuso di posizione dominante e condotte commerciali non lecite per una sana e corretta concorrenza".

"È una questione di sopravvivenza per tutto l’Esercizio: accettare l’ennesimo sopruso di un distributore, equivarrebbe a spianare la strada a un aumento generalizzato anche da parte di tutti gli altri".

"A parte questo - prosegue UECI - umiliare l’esercizio con richieste di tal genere, nel momento più difficile della storia del cinema, equivale a dire che gli esercenti italiani sono dei soggetti dipendenti dai distributori, cosa inaccettabile.

Riteniamo pertanto necessario portare avanti - insieme a tutte le associazioni che rappresentano gli interessi degli Esercenti - una battaglia comune: rispedire al mittente qualsiasi proposta che non presenti condizioni accettabili e dignitose per l’esercizio.

Non vediamo altra strada - conclude Manuele Ilari - se vogliamo un futuro per le sale. Dunque è necessario interloquire con il Garante, per mettere in evidenza tutte le storture di mercato, in totale violazione della legge cinema. Ma soprattutto, farlo adesso, altrimenti sarà troppo tardi.

Dobbiamo essere forti in questo difficile momento e non rinunciare a rivendicare diritti di correttezza commerciale violati quotidianamente. Lucrare nei momenti di difficoltà è disdicevole. Unire le forze è l’unica speranza di ripresa.

È indispensabile programmare una riunione tra le Associazioni interessate a riequilibrare e ricucire gli strappi che si sono creati, o si potrebbero creare nel futuro, per il bene di tutto l’Esercizio e per il bene del Cinema".