(Cinematografo.it/AdnKronos) - Le industrie dell’audiovisivo, "fondamentali per l’occupazione e la crescita del nostro Paese" si stanno misurando con "cambiamenti che senza retorica dobbiamo definire epocali".

Queste industrie "chiedono certezze per investire e per competere, a fronte di aggregazioni enormi che rischiano di colonizzare un Paese che si facesse trovare impreparato".

Il presidente dell’Anica, Francesco Rutelli, apre così la giornata di presentazione del Primo Rapporto "Cinema e Audiovisivo. L’impatto per l’occupazione e la crescita dell’Italia" nello spazio Roma Eventi in piazza di Spagna, a Roma.

"Siamo un boccone appetibile per il nostro mercato - sottolinea Rutelli - per il nostro prestigio e per i nostri talenti. Chiediamo che si scelga, senza esitazioni, in modo corale, e con visione strategica, per sostenere la localizzazione degli investimenti in Italia, per evitare incertezze normative e lungaggini attuative, per regolare i diritti e i doveri dei nuovi campioni dello streaming, per tutelare la proprietà intellettuale di chi crea in Italia, per stroncare pirateria e crimini informatici, per difendere e promuovere le capacità produttive italiane, per far crescere la buona occupazione legata a questa filiera".

"Il nostro scopo è far esprimere e ascoltare con attenzione - dice Rutelli dando il senso della giornata di oggi - voci ed esperienze di un’industria nazionale che è fondamentale. In questa sala oggi si trovano imprenditori e creatori che hanno contribuito alla grandezza del cinema italiano presso il nostro pubblico (nell’esperienza unica e imprescindibile della sala cinematografica) e nel mondo , contribuendo al prestigio e alla considerazione

internazionale dell’Italia, anche per la capacità di proporre contenuti forti, innovativi, critici".

Imprenditori che "hanno integrato negli anni la catena del valore dell’industria con la fruizione televisiva e quella dell’home video", che "producono film, serie televisive di grande successo, animazione, documentari, formati originali’. Ma perché si debbono definire epocali, anche per l’Italia, le trasformazioni in corso? Perché - spiega Rutelli - come dimostrano i dati del primo rapporto realizzato dal Centro Studi Confindustria per l’Anica, le nostre capacità creative, tecniche, produttive sono grandi (se cerchiamo un parametro simbolico, gli italiani sono al primo posto per statuette degli Oscar vinti, dopo gli Stati Uniti, grazie a registi e attori ma anche a costumisti, scenografi, musicisti, sceneggiatori, montatori, truccatori)".

"Queste capacità sono parte di un’industria che - evidenzia Rutelli - è parte oggi di una sfida internazionale che si riflette nelle cifre degli investimenti per le grandi acquisizioni (215 miliardi di dollari negli ultimi 9 mesi) e per i prodotti (decine di miliardi a partire da quest’anno, per competere con quelli annunciati da Netflix pari a 15 miliardi solo quest’anno)".

Ogni euro di domanda aggiuntiva di servizi e prodotti audiovisivi, attiva un effetto moltiplicatore pari a 1,98 euro, ripartito diffusamente a vantaggio di tutta l’economia nazionale. Il moltiplicatore di valore del cinema e dell’audiovisivo è quindi, dopo il settore delle costruzioni, il più alto fra tutte le attività economiche, grazie alle intense relazioni di filiera e alla bassa propensione all’importazione.

 

E’ il dato centrale del primo Rapporto Anica sul comparto, intitolato "Cinema e Audiovisivo: l’impatto per l’occupazione e la crescita in Italia", presentato oggi a Roma, introdotto da Francesco Rutelli Presidente di Anica, con l’intervento del Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte.

Il lavoro, condotto dal Centro Studi di Confindustria, racconta in numeri l’industria dell’Audiovisivo nel suo complesso, il valore economico e i posti di lavoro generati direttamente e indirettamente, in numerose filiere connesse, da cui emerge come il cinema, l’audiovisivo, la televisione siano un comparto integrato e una risorsa indispensabile per il Paese.

La ricerca rappresenta la prima descrizione del settore attraverso indicatori che lo rendono comparabile con gli altri settori produttivi italiani e nel quadro della competizione internazionale. Indicatori che dimostrano quanto sia radicato sul territorio e come generi nuovo valore attivando ulteriore produzione in altre filiere.

 

Il settore è fortemente integrato nel sistema Paese: composto da quasi 8.500 imprese con una dimensione media di 4,5 addetti - pari alla media europea - evidenzia la differenza con gli altri settori dell’economia italiana (a partire dal manifatturiero) dove le imprese scontano una dimensione media significativamente più ridotta rispetto agli altri Paesi europei.

Nelle imprese italiane di audiovisivo e broadcasting si conta un totale di 61mila posti di lavoro diretti (dipendenti o assimilabili). Nelle filiere connesse ne sono attivati quasi il doppio, circa 112mila. Per la prima volta viene stimato il valore dell’occupazione indotta, che esiste, quindi, in funzione dell’attività dell’industria audiovisiva. Tra diretti e indiretti, sono 173mila i posti di lavoro complessivi generati da cinema, audiovisivo, broadcasting.