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In seguito al nuovo dpcm per contrastare la seconda ondata dell'epidemia COVID_19, che entrerà in vigore domani, arrivano già le prime proteste da parte delle associazioni di settore sulla chiusura di cinema e teatri.
Il presidente dell'AGIS - Associazione Generale Italiana dello Spettacolo, Carlo Fontana, ha inviato una lettera all'indirizzo del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini:
"Facendo seguito alle fitte interlocuzioni intervenute nella giornata di ieri con il Ministro Franceschini, che ringraziamo per lo sforzo compiuto in queste ore per addivenire a conclusioni differenti, esprimiamo la nostra contrarietà, insieme a larghissima parte dell’opinione pubblica, rispetto alla ipotesi prevista nel DPCM in merito alla sospensione delle attività dei teatri, dei cinema e dei luoghi di spettacolo.
Come evidenziato dai dati di una ricerca da noi effettuata etrasmessa alle Istituzioni ed agli organi di informazione, i luoghi di spettacolo si sono rivelati tra i più sicuri spazi di aggregazione sociale.
Riteniamo, pertanto, che la misura prevista sia ingiustamente penalizzante rispetto al nostro settore. Sono stati siglati accordi e protocolli a livello territoriale ed a livello nazionale con le Organizzazioni di categoria per garantire la salute e la sicurezza e tutte le imprese del comparto si sono adeguate assumendosi onerosi investimenti per elevare il livello di prevenzione sia per i lavoratori che per gli spettatori.
Pertanto, riteniamo che vi siano i presupposti affinché i teatri, le sale cinematografiche e da concerto siano escluse da provvedimenti restrittivi, alla luce di dati oggettivi che siamo pronti a dimostrare nelle sedi opportune. Una nuova chiusura delle attività del settore comporterebbe un colpo difficilmente superabile ed una drammatica ricaduta sulle decine di migliaia di lavoratoried artisti, già al limite del sostentamento a causa del crollo del reddito. Si tratterebbe di una scelta devastante per l’intero Paese".
Anche dall'Associazione 100autori arriva la protesta:
"In un momento in cui si sta tentando di tenere teso il filo tra gli spettatori e i cinema e i teatri, grazie allo sforzo per garantire la massima sicurezza delle sale, la notizia della sospensione è un colpo che può diventare mortale. Il mondo dello spettacolo aspettava e aspetta di essere protetto e tutelato", afferma il regista Roberto Andò, portavoce dei 100autori.
Sappiamo benissimo che di fronte a un'emergenza sanitaria di questa portata ognuno deve fare la sua parte. Noi lavoratori dello spettacolo la nostra parte l'abbiamo fatta rispettando rigorosi protocolli sui set e durante le prove, limitando le entrate nei teatri e nei cinema e obbligando i nostri spettatori ad indossare la mascherina per tutta la durata degli spettacoli.
Troviamo inaccettabile soprattutto che di fronte a dati scientifici e statistici che li descrivono come i luoghi più sicuri, vengano chiusi cinema e teatri. Come si è dimostrato nei dati prodotti dall'Agis, il rischio di contagio in sala è pressochè nullo e ci poniamo quindi una domanda di buon senso: perché chiudere quei posti dove si sta distanziati, in silenzio e con la mascherina?
Infine, l'UECI - Unione Esercenti Cinematografici Italiani, chiede con forza un accordo con il Governo:
"UECI chiede con forza al Governo Italiano, un accordo per ottenere un contributo a fondo perduto per tutte le strutture cinematografiche (circa 2000 che sviluppano circa 4000 schermi) d’Italia. Nonostante la difficile situazione sanitaria il governo è chiamato a reagire tempestivamente, salvaguardando il “Cuore della Filiera del Cinema” e impegnandosi a mantenere il motore accesso degli avamposti culturali del Paese nell’attesa della VERA ripartenza del settore. Il contributo richiesto dovrà essere erogato agli esercizi cinematografici. Basterà far parte di una delle categorie sottoposte a chiusura totale e/o parziale. Le attività sospese dovranno essere tassativamente ristorate in tempi brevi con almeno 200 milioni totali da ripartire tra le sale rientranti nei requisiti.
E’ altresì fondamentale normare e regolamentare il mercato cinematografico, perché da ciò dipende la sopravvivenza stessa di molte imprese italiane.
Per differenziarsi occorre tutelare le sale ed il Prodotto Indipendente Italiano e tutti i suoi attori e promotori.
Il Governo deve riequilibrare i diritti degli esercenti, introducendo le finestre di sfruttamento del prodotto italiano, europeo e Internazionale, trovando il giusto equilibrio per il loro sfruttamento come succede in Francia e Germania. Inoltre, si dovrà necessariamente normare l’accesso al prodotto, le condizioni di noleggio, l’eliminazione dei minimi garantiti oltre alla costituzione di un organo di vigilanza, SIAMO UN MERCATO!
E’ di primaria importanza dunque, che gli organismi governativi preposti stanzino un fondo di sopravvivenza in favore degli esercenti cinematografici, detentori di avamposti culturali e di aggregazione sociale fondamentali e indispensabili per l’Italia.
UECI pensa che non vi sia altra strada percorribile. Una strategia adeguata alla situazione presente per fronteggiare questo momento di emergenza e riprogettare la sopravvivenza delle sale cinematografiche e della cultura.
E’ quanto mai urgente confrontarsi proponendo azioni chiare e condivise, ma tutta la filiera e la catena del valore vanno tutelati dall’inizio alla fine di questo processo decisionale.
Non si può ripartire senza norme certe. E’ una evidenza infatti che la ripartenza del settore, dal 15 giugno ad oggi e’ stata fallimentare perché di fatto ha lasciato le sale sprovviste per ben 5 mesi della quantità di prodotto necessario ad una minima sopravvivenza.
L’Italia non può permettersi di perdere la magia, i sogni, le emozioni che solo il grande schermo sa regalare!
Basta con questo Far West, esigiamo regole certe e vigilanza. RIPORTIAMO IL CINEMA AL CENTRO DEL VILLAGGIO".