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59esima edizione dei David di Donatello, e tradizionale incontro al Quirinale tra gli attori, i registi e le maestranze candidati con il presidente della Repubblica: è la prima volta di Sergio Mattarella. E passerà alla storia, almeno quella cinefilo-quirinalizia: davanti a Quentin Tarantino, che stasera al Teatro Olimpico ritirerà i David vinti (miglior film straniero) con Pulp Fiction nel 1995 e Django Unchained nel 2013 e mai ritirati, Mattarella se ne esce con una battuta che lascia tutti piacevolmente sorpresi, ovvero “Signor Tarantino, anche se ci prestasse il suo mister Wolf, neppure lui riuscirebbe da solo a risolvere tutti i problemi”.
Pulp Fiction formato presidenziale, insomma. In un discorso apprezzato e applaudito, il presidente della Repubblica conviene che “uscire dalla crisi non è facile”, ma “c’è un legame anche tra la crescita culturale e la crescita democratica” e “non sarà mai il pensiero unico, o l’illusione di una concentrazione del potere, a sanare questa fratture”. Sul fronte prettamente cinematografico, “perché non incentivare le televisioni italiane – oggi connesse al cinema anche sul piano industriale – a sostenere i film di produzione nazionale, e a trasmetterli nelle fasce orarie più idonee per incontrare il grande pubblico? Io credo che si possa fare. Anche le TV devono contribuire a fare sistema”. Insomma “cinema e cultura, ne sono sicuro, accompagneranno, e sosterranno, la ripresa e il nuovo sviluppo del nostro Paese. La cultura è un antidoto anche contro la corruzione e contro l’egoismo, incapace di riconoscere l’interesse comune”.
Prima, di lui il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini ha ricordato che “nel FUS quest’anno il cinema avrà a disposizione 106 milioni di euro, cioè il 18 per cento in più del 2014, a cui vanno aggiunti altri 36 milioni di euro per i debiti pregressi che non venivano pagati da anni. Ci sono poi i 115 milioni del tax credit”. “Per la prima volta – evidenzia il ministro - la produzione audiovisiva destinata alla televisione e al web può beneficiare di un sostegno pubblico diretto a rafforzare la produzione indipendente italiana e ad attrarre investimenti esteri e valorizzare il patrimonio e l’immagine dell’Italia all’estero”. “Siamo intervenuti anche per difendere le sale – ricorda - che in tante comunità rappresentano un pezzo dell’identità di un quartiere o di un paese, come nella Giancaldo di Nuovo Cinema Paradiso. Ecco perché abbiamo imposto il vincolo di destinazione sulle sale storiche, e concesso un credito fiscale nella misura del 30% dei costi sostenuti per il ripristino, il restauro e l'adeguamento strutturale e tecnologico”. Infine, annuncia Franceschini, “nascerà il Museo dell’Audiovisivo e del Cinema dove verrà creato anche un laboratorio per il restauro delle pellicole, finalizzato alla salvaguardia dell’enorme patrimonio filmico esistente negli archivi di Cinecittà, del Centro Sperimentale di cinematografia e in molti altri archivi”.
Se il presidente dell’Accademia del Cinema Italiano Gian Luigi Rondi ringrazia il presidente Mattarella per “quello che ha già fatto per il nostro Paese” dal giorno della sua elezione, il compositore Nicola Piovani, parlando a nome del cinema italiano tutto, prima ironizza – “Il cinema italiano sta passando un momento difficile. Questa frase l’ho sentita dire la prima volta una trentina di anni fa, qui al Quirinale, in occasione di una David di Donatello” – poi affonda il colpo: “Siamo riconosciuti, quando andiamo all’estero, per la chiara fama del nostro cinema. Pensate, se avessimo avuto una saggia politica culturale cosa avremmo potuto produrre”. E se qualcuno sostiene che “la cultura è il nostro petrolio”, Piovani conclude che “pensando a Dante, Leonardo, Stradivari, Verdi, Toscanini, Fellini, Eduardo, mi sembra che paragonarli al petrolio sia addirittura troppo onore per il petrolio”.