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Big Wedding
Un nido, un rifugio o un porto sicuro: comunque la vogliate definire, la famiglia resta alla base di ogni società. Quando inizia a scricchiolare si deve correre ai ripari, prima o poi ogni scheletro esce dall'armadio e nessun segreto si occulta in eterno. Big Wedding, commedia scritta e diretta da Justin Zackham, ruota proprio attorno alle situazioni irrisolte e a tratti surreali alla vigilia di un matrimonio. Si sposa il figlio adottivo (Ben Barnes) di Robert De Niro e Diane Keaton, divorziati dopo vent'anni di vita comune a causa del tradimento di lui con la migliore amica di lei (Susan Sarandon).
Gli altri due figli della coppia, entrambi brillanti e in carriera, Katherine Heigl e Topher Grace, hanno qualche tara relazionale. La prima teme di essere condannata all'infedeltà, avendo ereditato i geni truffaldini del padre, mentre il secondo si preserva illibato per il vero amore, suscitando l'ilarità delle colleghe dell'ospedale in cui lavora, tutte intente ad organizzare una “lotteria della verginità”.
La loro vita privata viene analizzata (e giudicata) da Robin Williams, qui nell'abito talare di Padre Monaghan che officerà la cerimonia. Ma a complicare la già ingarbugliata matassa domestica ci pensa l'arrivo dalla Colombia della mamma del futuro sposo, tradizionalista e intransigente, quindi caustica nei confronti dei costumi decisamente poco ortodossi dei padroni di casa. Le origini sudamericane del ragazzo allarmano la famiglia borghese della ragazza che sta per sposare (Amandra Seyfried) generando equivoci e fraintendimenti di ogni genere. D'altronde, spiega il voice over, “il matrimonio è come una trappola per topi: chi è dentro vorrebbe uscirne, chi è fuori ci gira intorno per entrarci”.
“Resta single più a lungo che puoi”: il “consiglio matrimoniale di Don (De Niro) al figlio la dice lunga sull'incapacità della maggior parte dei protagonisti di orientarsi nel labirinto dei sentimenti. Troppo concentrati su se stessi e sui propri bisogni, risultato tutti, anche se in misura diversa, incapaci di avere un dialogo.
L'intento di offrire un quadretto brillante dei piccoli e grandi tormenti tra le mura domestiche risulta lodevole perché la famiglia offre sempre spunti interessanti, ma non sono poi così divertenti se toccano punti sensibili dello spettatore e risultano incapaci di affrontare nei toni giusti argomenti delicati.
Con un cast stellare di questo calibro ci si sarebbe aspettato molto di più da questa pellicola, invece non sempre i tempi comici funzionano:la sceneggiatura non coglie il ritmo giusto e risulta sbilanciata. Alcune situazioni mancano di spessore, sono affrontate superficialmente e restano sospese o concluse troppo in fretta lasciando lo spettatore con il dubbio di essersi perso il cuore della vicenda. Difficilmente riesce a schierarsi dalla parte di uno dei personaggi, e non solo per il relativismo di costumi imperante: troppe nevrosi ed ego ingombranti impediscono di capire cosa li unisca e cosa li divida realmente.