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Il traditore
“È la vicenda di un uomo che lotta contro il suo destino per sopravvivere. Con il film siamo stati in Cina, in America, partendo dalla Francia. Bellocchio sa come unire l’aspetto autoriale a quello popolare. Non ha rappresentato l’epica della mafia, ma la sua pochezza. Ed è stata una novità per gli americani. C’è stata una forte adesione al personaggio”, spiega Pierfrancesco Favino, che con il maestro Marco Bellocchio accompagna Il traditore agli EFA di Berlino. Quattro candidature: film, regia, attore protagonista e sceneggiatura.
“Negli Stati Uniti ci sono spettatori diversi: c’è chi conosce bene l’Italia e chi no. In tanti si sono stupiti per la sequenza del maxiprocesso. L’aula bunker sembrava uno zoo, e in molti pensavano che non corrispondesse alla realtà”, aggiunge Bellocchio.
Il traditore è stato presentato al Festival di Cannes, e racconta di Tommaso Buscetta, collaboratore di giustizia. Il film rappresenta il nostro Paese agli Oscar, è stato venduto in novantadue Stati, e da noi ha incassato più di cinque milioni di euro. “I mafiosi italiani guardavano agli italoamericani con sospetto. Non si piacevano, e il cinema d’oltreoceano spesso si è focalizzato su questo. Il traditore è una grandissima saga. Ma il 2019 è un anno particolare, ci sono film bellissimi. Andare in America mi ha fatto rincontrare alcuni miei compagni di viaggio, come Ron Howard e Tom Hanks. Poi Hollywood è concentrata su numeri ed economia, noi lasciamo più spazio alla creatività”, aggiunge Favino. Prosegue: “Il lavoro dell’attore è ricordare alla platea le persone che interpreta, magari stupire con la somiglianza, però analizzando i sentimenti, scavando in profondità. Bisogna sapersi mettere a disposizione della storia”.
“Sono molto contento di essere qui agli EFA, è come essere arrivati in finale”, commenta Bellocchio, che ha anche incontrato Scorsese. “Due volte, a Lione e a Roma. Ho apprezzato molto The Irishman. Scorsese è stato affettuoso con me. Mi ha trasmesso una certa urgenza, sente che non c’è tempo da perdere. Ci sono tante cose che uno vorrebbe ancora fare, la speranza è che la testa rimanga a posto”. E sulla morte di Enzo Doria, produttore della sua opera prima I pugni in tasca: “Non ne ha parlato nessuno, abbiamo fatto I pugni in tasca con pochi soldi, e lui non è mai stato invadente. Il successo danneggia i rapporti, dopo abbiamo litigato, ci siamo persi di vista”.
Favino lo vedremo in Hammamet di Gianni Amelio, dove presta il volto a Craxi, e ne Gli anni più belli di Gabriele Muccino. Ci sarà anche in Padre Nostro di Claudio Noce, dove è un “padre con una funzione pubblica che subisce un attentato. Il punto di vista è quello di due bambini. È ambientato durante gli anni di piombo”. Bellocchio invece sta lavorando alla serie Esterno notte. “Saranno sei puntate, stiamo ancora pensando agli interpreti. Questa volta (a differenza di Buongiorno, notte, n.d.r) il rapimento di Moro sarà raccontato dall’esterno”.