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Sul palco del Teatro Morlacchi di Perugia arrivano sotto braccio, come due amici di lunga data. E invece il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e Pupi Avati si sono conosciuti solo pochi minuti prima. Tra di loro, a suggellare l’unione tra Chiesa Cattolica e cinema, monsignor Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo.
È il momento clou della serata d’apertura della quarta edizione di Castiglione Cinema – RdC incontra, il festival promosso dalla FEdS che, nel borgo di Castiglione del Lago sul Trasimeno, costruisce spazi d’incontro tra le comunità del territorio e i protagonisti del mondo dello spettacolo e della cultura. E, per la prima volta, la rassegna ha avuto un’anteprima nel capoluogo della regione, a Perugia, con l'intervista di Federico Pontiggia ad Avati e la proiezione di Lei mi parla ancora, ultimo film diretto dal regista bolognese.
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Sul palco, il cardinale Bassetti sottolinea l’impegno della FEdS, giunta quest’anno al suo settantacinquesimo anno di attività: “Un sentito saluto e un sincero ringraziamento a don Davide, che promuove Castiglione Cinema – RdC incontra e tutte le altre iniziative che la Fondazione Ente dello Spettacolo organizza a nome della Conferenza Episcopale Italiana”. Fondamentale il ruolo della FEdS nel promuovere l’importanza della cultura: “È attenzione all’altro, lavoro, dignità, arte coniugati insieme - spiega Bassetti - ed esprime i valori spirituali dell’uomo”.
“La CEI dà alla Fondazione la possibilità di esserci” afferma Milani, accogliendo il cardinale sul palco: “La nostra sfida è quella di costruire un ponte dove l’indagine sull’umano si cerca nel cinema che ci offre la possibilità di un senso e la visione del mondo secondo l’antropologia cristiana”.
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Per suggellare il felice incontro con il maestro Avati, il cardinale celebra la sua opera così legata al territorio umbro: “Avati ha valorizzato il nostro territorio. Dall’elegia filmica di Magnificat allo spettacolo fantasioso ma corretto de I cavalieri che fecero l’impresa al ruolo trascendentale della Chiesa raccontato in L’arcano incantatore passando per La via degli angeli fino all’opera più impegnativa, ancora in lavorazione: la storia di Dante rievocata da Boccaccio".
"Coniugando le esigenze espressive personali e quelle spirituali - prosegue Bassetti - il cinema di Avati indaga il rapporto dell’uomo con Dio con profondo senso religioso. Pochi registi come lui hanno una tale coerenza tematica nel restituire il tempo della storia con rispetto e mettendo sempre al centro l’umano e il suo legame con la famiglia, la comunità, le tradizioni”.
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Il saluto del cardinale avviene alla fine della proiezione di Lei mi parla ancora, trasposizione del memoir di Giuseppe Sgarbi dedicato al suo lungo matrimonio con la moglie. “Entrando in sala – racconta Bassetti – ho orecchiato una frase: ‘L’amore rende immortali’. Sì, è vero: l’amore è Dio e Dio è immortale. Anche qui Avati dimostra di non difettare di coraggio e di andare sempre controcorrente. È un anticonformista, come il nostro Papa”.
E conclude: “Il cinema di Avati è apparentemente fuori tempo ma è radicato nel presente, non solo italiano. E lo dico col cuore”.
Visibilmente commosso Avati: “Io vivo di complimenti – ha rivelato timidamente – e lei, cardinale, ha detto tutto ciò che avrei voluto fare. Non ci sono riuscito ma ci riuscirò”. E, prima di congedarsi, saluta e omaggia il fratello Antonio, insostituibile compagno di lavoro e vita.
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