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Deepwater Horizon
“Abbiamo cercato di metterci in contatto con i vertici della BP (società che lavora nell’abito energetico, in particolare nel settore petrolifero, ndr), ma nessuno ha voluto parlare con noi. Non abbiamo ricevuto alcun tipo di supporto. Per me era importante poter salire su una vera piattaforma petrolifera, per capire cosa significasse davvero la vita a bordo, ma non ce l’hanno permesso. Abbiamo incontrato molta resistenza, anche perché non sapevano che genere di film volessimo realizzare. Noi volevamo focalizzarci sul coraggio degli uomini e delle donne che hanno cercato di impedire la tragedia”. Così Mark Wahlberg presenta a Roma Deepwater – Inferno sull’Oceano, con il produttore Lorenzo di Bonaventura. Il film uscirà il 6 ottobre, per un’esclusiva Leone Film Group in collaborazione con Medusa. Sarà distribuito in più di quattrocento sale.
“È estremamente difficile realizzare un film come questo – aggiunge Lorenzo di Bonaventura -. È stata l’esperienza più complicata a cui abbia mai partecipato. Abbiamo costruito una piattaforma petrolifera di 900mila chili. È stata un’impresa ciclopica: era un mostro d’acciaio. Inoltre stavamo raccontando una storia vera, con un aspetto umano molto forte. La pressione era tantissima. Questo ci ha permesso di raggiungere un giusto equilibrio, realizzando un film spettacolare che lavora molto anche sui sentimenti.” Neanche per Wahlberg è stato semplice: “Non ho avuto bisogno di una grande preparazione dal punto di vista fisico, tutta quello che mi serviva me l’ha insegnato il vero Mike Williams, il personaggio che interpreto. Ci ha seguiti per tutta la durata delle riprese, era i miei occhi e le mie orecchie. Per me è stato molto importante averlo vicino. Non si è fatto impressionare dal mio curriculum e ci siamo dovuti guadagnare il suo rispetto. Poi il regista Peter Berg ha voluto che mangiassi molto, perché mi dovevo appesantire. Ma con la cucina della Louisiana non è stato un problema”.
Deepwater – Inferno sull’Oceano racconta la tragedia avvenuta il 20 aprile 2010 sulla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon. I mancati controlli di sicurezza hanno causato un blowout, una violenta esplosione che ha trasformato l’impianto in un inferno. A bordo c’erano 126 lavoratori, non tutti sono tornati a casa. Nella finzione, Mark Wahlberg interpreta uno dei sopravvissuti. “Devo dire che gli Studios sono stati molto coraggiosi nel farci realizzare un film di questa portata. Noi volevamo rappresentare la profondità umana delle persone coinvolte. Questi sono i film in cui mi identifico di più. Faccio cose commerciali, anche di grande successo, per potermi poi permettere storie più rischiose, che possano essere fonte d’ispirazione per gli altri”. Alla fine Wahlberg fa un’ultima considerazione sulla vita in mare: “Non sapevo nulla del mondo delle piattaforme petrolifere, ed è una della attività più pericolose in assoluto. Ho avuto il privilegio di poter conoscere questo universo particolare e finalmente, in mezzo a tanti supereroi, siamo riusciti a raccontare una storia adulta. Persone comuni nella vita, ma grandi uomini nelle difficoltà”.