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“Sono incazzatissimo per gli adesivi con Anna Frank, non hanno insegnato niente della vita e della storia a questi ragazzi: i responsabili sono la scuola e la famiglia”. Parola, anzi, strali di Paolo Taviani, che firma in solitaria la regia di Una questione privata, un film suo e del fratello Vittorio, ispirato al libro omonimo di Beppe Fenoglio, in anteprima alla Festa di Roma e dal 1° novembre nelle nostre sale con 01 Distribution.
Nel cast Luca Marinelli, Lorenzo Richelmy e Valentina Bellé, chiamati a rendere il triangolo tra di tre ragazzi nell’estate del ’43: l’introverso Milton (Marinelli) è ossessionato dalla gelosia, ovvero dal timore che tra l’amico Giorgio e l’amata Fulvia sia nato qualcosa, e la sua ossessione ha lo sfondo tragica della lotta partigiana.
“Non si inventa niente, è una storia vecchia, vista mille volte, già nella tragedia greca. L’autore deve essere nuovo, la storia quella che il pubblico può amare”, dice Vittorio, e mette in guardia: “I fascisti stanno tornando, non solo in Italia ma in tutta Europa. Alle pareti qualcuno ha perfino attaccato un manifesto della Repubblica di Salò, con una donna bianca, ariana ghermita da un nero. E che dire di Anna Frank, la bambina di tutti noi? Mi e ci ha indignato quel fotomontaggio, non è sopportabile, di chi è la colpa? La scuola è responsabile, non insegna a questi ragazzi il passato. Questi giovani sono incolpevoli, non sanno, sono molti in verità gli italiani che non sanno, ovvero che negano o non vogliono conoscere, qui come in Ungheria o Polonia”.
Al festival senza il fratello Vittorio acciaccato, e per la prima volta in solitaria dietro la macchina da presa (“Nella vita si invecchia e ci si ammala, l’importante è non farsi travolgere, e io e Vittorio non siamo stati travolti”), Paolo elogia l’apporto produttivo di un altro grande vecchio, Ermanno Olmi, tramite la figlia Elisabetta: “Olmi dice di sentirsi il terzo fratello Taviani, io lo considero con Bellocchio e Bertolucci tra i migliori delle generazione post Fellini e De Sica”.
Tornando al fascismo, Paolo fa parlare il suo cinema, evitando di assumere posizioni sociologiche o politiche: “Non so che fare, non sono un politico, mi rivolgo alla scuola, perché gli adulti oramai sono quel che sono, nel bene e nel male. Oggi molti nel male”.
Marinelli, della sua esperienza sul set, ha un ricordo folgorante: “Sono sceso dall’auto e mi sono trovato davanti 60 ragazzi ventenni, accampati nelle tende: sono loro che hanno fatto la Resistenza, dei ventenni”. Ricorda anche la sorpresa nell’accostarsi al romanzo di Fenoglio: “Mi aspettavo una storia di partigiani, guerra, invece, ecco l’ossessione, la paranoia, la febbre che fa correre Milton in mezzo ai monti. Oggi per noi giovani l’importante è non assopirsi, non farsi addormentare, io vedo ancora giovani con valori, si può ancora cambiare”.
Dopo aver affrontato il fascismo nella Notte di San Lorenzo, per Taviani Una questione privata “è stato un ritorno a casa. Fenoglio è stato il più grande scrittore epico dal Dopoguerra a oggi, ma questo non è un racconto epico: non l’avremmo fatto il film altrimenti, perché la nostra oggi non è un’epoca epica, saremmo stati bugiardi”. Ma, sottolinea Paolo, “quello di Milton non è un tradimento della Resistenza, bensì la psicologia di un giovane travolto dal sentimento”.