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Dal 31 ottobre al 2 novembre il capolavoro horror di Stanley Kubrick, Shining (1980), torna nelle sale. L’evento – perché ormai abbiamo capito che in sala tirano di più uscite di questo tipo piuttosto che le canoniche distribuzioni (e il recentissimo caso di Loving Vincent lo dimostra) – è di per sé imperdibile (e cade nel quarantennale della pubblicazione del libro di Stephen King, da cui il film è tratto) e ci auguriamo possa davvero fare il tutto esaurito nelle varie sale in cui sarà ospitato (sul sito Nexo Digital l’elenco aggiornato).
Preceduto dal cortometraggio Work and Play di Matt Wells – che in 7 minuti raccoglie nuove riflessioni da parte dei collaboratori di Kubrick, nonché materiale inedito sul film preso dai suoi archivi personali, e riporta sullo schermo Lisa e Louise Burns (le Gemelle Grady), oltre a coinvolgere Garrett Brown (l’inventore e l’operatore Steadycam di The Shining), Diane Johnson (autrice e co-sceneggiatrice del film), Katharina Kubrick (la figlia del regista) e Jan Harlan (co-produttore e cognato di Kubrick) – Shining (anche a distanza di tanto tempo) torna ad impressionare ancora una volta per la capacità di immergerti in una spaventosa metafora legata agli abissi di un luogo (l’Overlook Hotel) e degli uomini (incarnati dal mitologico Jack Torrance interpretato da un Jack Nicholson monumentale).
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Tornare in quei corridoi, il silenzio dei quali è intervallato dall’incedere delle ruote del triciclo di Danny (pavimento-tappeto-pavimento-tappeto-pavimento-tappeto), perdersi nuovamente nel labirinto del Minotauro o cedere alla tentazione della stanza 237 sarà nuovamente un meraviglioso incubo che gli insopportabili, favolosi archi di Béla Bartók, renderanno ancor più vivo, contrappuntando la definitiva metamorfosi di Torrance e degli spettatori tutti.
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Sarebbe dunque bello pensare che in quei 3 giorni, dal 31 ottobre, le sale possano riempirsi non solo di appassionati storici del film ma anche, e soprattutto, di giovani che ancora non hanno mai avuto occasione di vedere Shining.
Al netto di una serie di limiti: la versione è quella doppiata (seppur bene, come nella tradizione di ogni film diretto da Stanley Kubrick, che supervisionava il doppiaggio in ogni paese uscissero i suoi film) e, quindi, è la versione “internazionale” (ossia quella di 119’), quando forse sarebbe stato più curioso – visto che neanche ci si può beare di alcun “restauro” del film – portare finalmente in Italia la “versione originale”, quella lunga 146 minuti (poi portata a 143’ per l’uscita USA).
Peccato, resta il fatto che a Halloween la luccicanza vi aspetta.