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(Cinematografo.it/Adnkronos) - "Cosa farei se avessi davvero i superpoteri? Entrerei in maniera dirompente in Parlamento. E a quel punto non so cosa potrebbe succedere...". Parola di Claudio Santamaria oggi protagonista in veste di supereroe alla Festa di Roma, come interprete principale dell'applauditissimo Lo chiamavano Jeeg Robot, primo lungometraggio del promettente Gabriele Mainetti, che è riuscito a calare il film di genere tra le acque del Tevere e i palazzoni di Tor Bella Monaca, mescolando ai supereroi il romanzo criminale ma anche riflessioni sull'attualità, dal rapporto dei giovani con i social network agli appalti infiltrati dalla criminalità organizzata. "In realtà siamo entrati nel genere dei supereroi in punta di piedi, utilizzando anche una violenza fumettistica, ma nonostante i riferimenti ai grandi blockbuster internazionali abbiamo mantenuto una nostra forte identità grazie alla costruzione dei personaggi, su cui abbiamo lavorato moltissimo sia in fase di scrittura che con gli attori", spiega il regista.
Non è un caso che per calarsi nei panni del protagonista Enzo Ceccotti, criminale di quart’ordine che sfuggendo ai poliziotti si immerge nel Tevere ed entra in contatto con dei fusti radioattivi che gli conferiscono superpoteri, Santamaria sia ingrassato di 20 chili. "Mainetti mi ha fatto mangiare all'inverosimile e fare tanta di quella palestra che sono arrivato a 100 chili", sottolinea l'attore, già tornato in piena forma. Come antagonista di Enzo, fino ad uno scontro finale degno di Batman e Joker sullo sfondo di un derby romano, c'è Lo Zingaro interpretato da Luca Marinelli, al suo secondo ruolo centratissimo della stagione dopo il tossico di Non essere cattivo. "Sono un cattivo fragile, con l'ansia di apparire, ossessionato dai social network. E d'altronde in questo film nessuno è cattivo e basta. E questa credo che sia una delle cose che renda più facile l'identificazione dello spettatore", dice Marinelli.
A chi gli chiede cosa abbia giovato alla libertà creativa del film Mainetti risponde senza indugio: "Produrmi il film da solo. Anche se Rai Cinema mi ha dato l'input iniziale mentre altri produttori si erano tutti rifiutati di fronte al film di genere. Quando abbiamo girato non avevamo neanche una distribuzione, poi per fortuna l'ha visto Lucky Red e l'ha voluto. Spero ora che lo vedano in tanti di tutte le età, così potremo fare un sequel e magari stimolare qualche produttore ad essere più coraggioso", conclude.