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(Cinematografo.it/AdnKronos) - Sarebbe semplicistico definirla una pellicola sugli scandali nella Chiesa, e su come il sistema interno fatto di omertà e violenze abbia protetto per decenni tante ’mele marce’, lasciate libere di abusare su centinaia di vittime. Il Caso Spotlight, presentato oggi alla stampa a Roma da Michael Keaton e dal giornalista del Boston Globe Walter Robinson, capo del team che realizzò realmente l’inchiesta sulla pedofilia nel 2001,è in realtà soprattutto un film sul giornalismo investigativo, e sull’impatto e l’importanza che può avere l’informazione quando è la passione per la verità a muovere i fili.
"Considero una grande benedizione aver potuto interpretare questo film - ha detto Keaton-, ho dato vita per tre volte ad un giornalista nella mia carriera e seguo con profondo interesse i giornali, i programmi di approfondimento, le tv. Anche se oggi mi sento frustrato perché i programmi che vedo sono orribili. Quando mi hanno proposto il copione, l’ho trovato subito interessante e molto ben scritto, e per questo ho accettato".
Nel cast anche Mark Ruffalo, il primo ad essere stato scelto dal regista Tom McCarthy, Rachel McAdams, Liev Schreiber, John Slattery e Stanley Tucci.
Spotlight, che è il nome dello staff investigativo del Boston Globe, racconta la storia di come, incappando nelle vicende di un singolo sacerdote pedofilo accusato per molestie da centinaia di vittime, il team riuscì a svelare - senza farsi condizionare dalle forti pressioni - il più grande scandalo di pedofilia nella Chiesa cattolica mai raccontato, costringendo alle dimissioni il potente arcivescovo di Boston, Bernard Law (in seguito mandato dalla Chiesa nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma). Il giornale, un quotidiano locale di Boston, vinse il Premio Pulitzer per questa inchiesta.
Il film, oltre a porre innumerevoli quesiti morali allo spettatore, inneggia ad una libertà d’informazione che sembra ormai più utopistica che reale, nel nostro paese e non solo. "Negli Stati Uniti il giornalismo investigativo è ormai attaccato ad un respiratore, stanno ormai tagliando tutti i fondi - ha detto Walter Robinson (che si è sentito "onorato di essere interpretato da Michael Keaton, che considero uno dei più grandi attori del pianeta") - ma i direttori sono dei pazzi, perché il motivo per cui la gente compra ancora i giornali è proprio il giornalismo di inchiesta. E il motivo per cui gli interessa è che è un modo per spingere le istituzioni ad assumersi le proprie responsabilità, e possiamo essere solo noi a farlo. Se questo non accade, muore la democrazia", ha aggiunto il giornalista scatenando gli applausi della sala stampa.
E alla domanda se, trovandosi ora in Italia, fosse andato a trovare il cardinale Law, Robinson ha risposto che "dal 2002 il cardinale (che ora è stato comunque rimosso dall’incarico da Papa Francesco, avendo compiuto 80 anni, ndr) non ha più parlato con la stampa. Credo dunque che resterò l’ultimo giornalista con cui parlerà". Keaton ha rivelato di essersi preparato minuziosamente ad interpretare Robinson, perché "sono molto curioso e ho trascorso molto tempo con lui a parlare di tante cose, di altri casi che ha seguito, persino di come gioca a golf. Volevo che emergesse la persona, non solo il giornalista".
L’attore si dice certissimo che "il film avrà un grande impatto in Italia come in tutti gli altri paesi, non riesco ad immaginare che possa non averlo". E ha sottolineato il concetto cardine attorno al quale ruota la pellicola: "Credo che il film non porti a puntare il dito contro la fede, ma va al di là della tematica che tratta. Io ho avuto un’educazione cattolica, mia madre va in Chiesa ogni giorno, e mi rattrista moltissimo che tanta gente abbia perso la fede per cose del genere".
Anche se "Papa Francesco mi piace moltissimo, sta spingendo un enorme masso su per la montagna - ha detto il grande interprete di Birdman - qui però si parla di omertà, di abuso di potere. Anche l’Onu, ad esempio, dovrebbe garantire la pace e tutelare le popolazioni che ne hanno necessità, eppure non solo non lo fa, ma spesso è complice, non intervenendo, di abusi e violenze. Quindi l’impatto della tematica va oltre il singolo caso trattato nel film".