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“Enrico Vanzina ha dato un passo cinematografico al film per evitare che ci fosse troppa teatralità”, così Vincenzo Salemme presenta il suo nuovo film, scritto insieme a Vanzina e intitolato Una festa esagerata.
Il film uscirà nelle sale il 22 marzo distribuito in 350 copie da Medusa ed è tratto da una commedia teatrale che ha riscosso un grandissimo successo e che ora viene portata al cinema interpretata da Massimiliano Gallo, Tosca D’Aquino, Iaia Forte e lo stesso Vincenzo Salemme, con la partecipazione di Nando Paone e Francesco Paolantoni. Le musiche del film sono state composte da Nicola Piovani.
Tutto si svolge a Napoli, a casa Parascandolo, dove fervono i preparativi per una magnifica festa sulla terrazza. Il capofamiglia, l’ingenuo Gennaro (Salemme), geometra e piccolo imprenditore edile vive con la moglie Teresa (Tosca D’Aquino), che per il diciottesimo compleanno della figlia ha deciso di fare le cose in grande non badando a spese dal catering agli arredi. Gennaro asseconda ogni capriccio delle donne della sua vita, ma proprio il giorno della festa arriva dal piano di sotto un’inaspettata notizia: la sfortuna ha deciso che il signor Scamardella (Nando Paone) doveva morire proprio quel giorno tanto atteso.
“Ho deciso di non far recitare gli stessi attori che interpretavano questa commedia a teatro proprio per non fare una cosa troppo pedissequa, ma per dare freschezza”, dice Salemme che si definisce un “teatrante”. Di fatto ha lavorato prevalentemente per il teatro, ma anche al cinema: “Ebbi un bel successo con il film Sms che all’epoca fece quasi sei milioni di euro, cifre che oggi spaventano solo a dirle”.
Poi prosegue: “Il teatro è diverso perché fai la prima replica e poi correggi il tiro strada facendo. Con il cinema questo non lo puoi fare”. Sui suoi attori commenta: “Un attore deve essere generoso. Iaia Forte lo è, Nando Paone lo conosco da quando abbiamo diciassette anni e siamo come fratelli e anche con Francesco Paolantoni siamo molto amici, infine Tosca D'Aquino è la mia sorella minore, quando la vedo sembra che i guai non esistono e che non moriremo mai”.
Poi conclude con un pensiero sulla sua Napoli: “La mia città mi piace quando è cultura profonda, mentre mi piace meno quando è superficie. Io sono privilegiato, amato e benestante, la vivo come fosse un paradiso, mi sembra pulita, vivace e migliorata e che vengono tanti turisti, ma non voglio che questo sia scambiato per un messaggio politico”.