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“Il film nasce da una paura. Mentre stavo per diventare padre, in un bar di Trastevere un ragazzo mi disse che voleva raccontarmi la sua storia: un giorno tornò a casa e non trovò né sua moglie né suo figlio. Ci mise un anno per rintracciarli”. Parola di Vincenzo Marra, che porta alle Giornate degli Autori di Venezia 72 La prima luce, film che tocca il tema scottante della sottrazione di minori e dell’affido internazionale.
Protagonista, Riccardo Scamarcio, avvocato a Bari, con una compagna latinoamericana (Daniela Ramirez, attrice cilena) e un figlio (Gianni Pezzolla) che adora: la donna non ce la fa più, vuole tornare nel proprio Paese con il bambino, ed è un desiderio che infine realizza…
“Quando ho sentito quella storia, ho sentito prurito per una storia cinematografica molto appetibile, perché aveva il germe di un tema moderno non esplorato, il sentimento di una materia che poi avrei scoperto non così liscia”, ma precisa il regista “il film non prende posizione su chi è migliore tra il padre e la madre, il mio imperativo era quello di fare un film dalla parte di nessuno: il tema è il figlio, un bene prezioso e supremo che va oltre i confini. Sono mille i bambini sottratti solo in Italia ogni anno, l’85% da parte delle madri, ma qui non contrappongo padri e madri, uomini e donne, penso però che oggi, nel 2015 un uomo, un padre possa amare e curare un bambino come una madre”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Scamarcio, che se non è ancora padre nella vita è “figlio, inevitabilmente: il rapporto con mio padre è molto importante nella mia vita, e attraverso gli occhi di mio padre ho guardato Gianni nel film, ho fatto un transfert strano. E ho fatto appello alla mia memoria, ho ripescato delle sensazioni, che puoi provare pur non avendo figli: del resto, anche un film può essere considerato un figlio…”.
Sul titolo del film, Marra dice che “la prima luce è quando nasciamo, ma ce la dimentichiamo, perché non l’abbiamo vissuta. Dunque, la prima luce vera di un essere adulto è diventare padre”. Dal 24 settembre nelle nostre sale con Bim, prodotto da Isabella Cocuzza e Arturo Paglia (Paco Cinematografica), La prima luce, prosegue il regista, “è un film sottile, di sensibilità, disseminato di motivi in tutto il percorso. Quando l’amore è finito non si torna indietro, soprattutto per una donna. Qui c’è anche il momento delicato in cui non ci si ama più, ma si vive ancora insieme, come un limbo”.
Sulla preparazione al ruolo, Scamarcio rivela di “aver incontrato Vincenzo ancor prima di leggere la sceneggiatura: mi sono sentito studiato e analizzato, ma ho colto nei suoi occhi la necessità autentica di raccontare questa storia. Ha avuto un approccio non convenzionale con me, molto diretto, senza mezzi termini, siamo andati dritti al punto”. E prosegue, “ho incontrato dei padri che hanno vissuto questa esperienza, il mio mestiere è immedesimarsi e l’ho fatto così bene che a Santiago del Cile ho avuto reazioni inaspettate, un vero smarrimento. La recitazione ha questo potere, può trascendere la realtà. Abbiamo girato tanto, con diversi punti di vista, soprattutto, sono entrato in una specie di trance, perdendo di vista controllo e riferimenti, pur in una regia rigorosa”.
Daniela Ramirez conclude: “Interpreto una donna forte, che ha deciso di andare via per lei e figlio: voleva una vita che in Italia, con il suo partner, non ha trovato. E’ una donna malinconica, sensibile. Si capisce la sua depressione, non si può crescere un figlio con quella tristezza”.