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Si è conclusa ieri a Cinemazero una straordinaria edizione del Pordenone Docs Fest - Le Voci del Documentario. Il festival, dopo due anni di rimodulazioni dovute alla pandemia, ha saputo riportare in sala il pubblico, con molti eventi sold-out, repliche speciali, più di cento ospiti dall'Italia e dal mondo e, soprattutto, oltre tremila ingressi alle proiezioni nelle cinque giornate, in un momento in cui le sale cinematografiche registrano ovunque un calo purtroppo consistente, pari a meno 65% di pubblico nazionalmente nel primo trimestre. Tutto esaurito al festival anche per gli eventi collaterali.
«Abbiamo fortemente creduto e scommesso sul rilancio del festival come momento di incontro e riflessione sui temi che guidano l'attualità, con le sue contraddizioni, i suoi drammi e paradossi. La risposta del pubblico, il suo entusiasmo e affetto, ci rassicura sull'efficacia del cinema del reale nel coinvolgere ed emozionare gli spettatori: sono stati loro a decretare il successo di questa edizione» commenta il curatore Riccardo Costantini.
La giuria, composta dallo scrittore e sceneggiatore anglopakistano Hanif Kureishi e dalle registe e produttrici Penelope Bortoluzzi e Claudia Tosi, ha assegnato il Premio per il miglior film ex aequo a Les enfants terribles di Ahmet Necdet Cupur e a Ivan's Land di Andrij Lysetskyj. Il primo narra una storia di conflitti generazionali nella Turchia di Erdoğan, in cui emergono le contraddizioni della società tradizionale, che chiede di essere superata dall'energia e dai sogni dei giovani. Ivan's Land è invece il ritratto di un artista ucraino d’altri tempi, già affermato direttore della fotografia. I film premiati corrispondono a due esordi alla regia, segnale importante che racconta quanto il documentario sia un genere fresco e innovativo. Il racconto del pittore ucraino Ivan Prykhodko poi, alla luce della drammatica attualità della guerra, è il simbolo dell'arte e della bellezza che resistono alla violenza.
È il presidente di Giuria, Hanif Kureishi, a presentare i vincitori:
«I film che abbiamo scelto di onorare hanno tutti un elemento in comune: la lotta dell'individuo, e dei suoi collaboratori, per continuare a essere creativi di fronte a circostanze difficili e oppressive. Ivan's Land, diretto da un autore ucraino residente a Kiev per la prima volta alla regia, Andrii Lysetskyi, è una meditazione commovente e intrigante su un singolare artista folk, che presenta con successo il suo lavoro a un pubblico più ampio. Possano a lungo prosperare l'artista che il suo biografo».
La motivazione per la scelta del film di Ahmet Necdet Cupur invece recita: «Les enfants terribles descrive dall’interno, nell’intimità della famiglia del regista, un mondo rurale in Turchia dove in apparenza il tempo si è fermato e il futuro sembra già tracciato. I “ragazzi terribili” del titolo, il fratello e soprattutto la sorella minore del regista, trovano però il modo di imporre le loro aspirazioni attraverso una testarda determinazione a discutere, argomentare, perorare la loro causa con padre, madre, parenti vari e perfino con l’imam. Guidato da una salda fiducia nel potere delle immagini, dando spazio allo spettatore e senza giudicare nessuno, il regista ci mostra come perfino in questo contesto tradizionalista ci possa essere spazio per il dialogo, per una conversazione fra generazioni che non si deve mai credere impossibile».
La giuria ha anche voluto assegnare una menzione speciale a Sirens, di Rita Baghdadi, racconto musicale della prima band metal tutta al femminile del Medio Oriente, un quartetto in lotta per la libertà di espressione (e d’amore) mentre la loro città, Beirut, esplode.
«Avere vent’anni e sognare una carriera da chitarrista thrash metal non è certo facile, ma è ancora più difficile per delle giovani donne in Libano. Come fare per realizzare un sogno in un paese lacerato da una crisi economica profonda, da corruzione, fanatismo e conflitti interni? La regista di “Sirens” segue con empatia e tatto l’energia trascinante delle due protagoniste - la loro amicizia, il loro talento, i loro dubbi e insicurezze - e riesce a trasformare le loro avventure quotidiane in un “coming of age” universale».
Il Crédit Agricole FriulAdria - Green Documentary Award è andato invece a The Black Mambas di Lena Karbe, un viaggio avventuroso nella quotidianità delle donne ranger del Parco Kruger in Sudafrica, tra difesa degli animali, emancipazione femminile e sfruttamento. Il film ha il pregio di riuscire a connettere e aggiornare la riflessione sul valore che la società attribuisce alle persone e agli animali. Tratta il tema della protezione della natura mettendo in luce l'impatto che questa ha sugli uomini: paradossalmente, le donne ranger del Parco Kruger e i bracconieri provengono dallo stesso contesto sociale ed economico. Attraverso queste contraddizioni, il film mostra la necessità di operare coniugando la difesa dell'ambiente con l'equità sociale e mostra come, innescare l'una possa essere occasione per migliorare anche l'altra.