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A firmarne il soggetto e a produrlo è il maestro dell’horror James Wan. Chissà se il regista mentre dirigeva The Conjuring immaginava che avrebbe dato vita (magari involontariamente) a una diabolica serie di produzioni delle quali fa parte anche l’imminente The Nun – La vocazione del male (da oggi, 20 settembre, al cinema).
Spin-off tratto dal secondo capitolo della saga che vede protagonisti i coniugi Warren, The Nun racconta infatti le origini del terrificante demone presente ne Il caso Enfield e interpretato da Bonnie Aarons. Wan, come per Annabelle, affida la regia a terzi, avvalendosi della sceneggiatura di Gary Dauberman (IT), anche produttore esecutivo. A dirigere Damien Bichir e Taissa Farmiga (American Horror Story), rispettivamente nei ruoli di Padre Burke e Sorella Irene, il britannico Corin Hardy (The Hallow).
Il film, ambientato e girato in Romania, presenta la storia di una giovane suora di clausura che in un’abbazia si toglie la vita. Un prete dal passato burrascoso e una novizia sul procinto di prendere i voti, vengono inviati dal Vaticano per fare luce sull’evento. Insieme scopriranno il diabolico segreto dell’ordine. Mettendo a repentaglio non solo le proprie vite, ma anche la loro fede e le loro anime, si troveranno ad affrontare una terribile forza malvagia mentre l’abbazia diventerà un campo di battaglia tra i vivi e i dannati.
INTERNO NOTTE, Abbazia. Padre Burke è intento a studiare delle mappe servendosi del lume di alcune candele quando una voce distoglie la sua attenzione. Si guarda attorno, percorre lentamente un buio corridoio per poi ritrovarsi all’interno di una terrificante chiesa. Su un sedile siede una donna con un abito monacale… “STOP!”, la voce interrompe la scena. Siamo nei Castel Studio, a Izvorani, pochi chilometri da Bucarest e siamo al penultimo giorno di riprese dell’horror The Nun. La scenografia, curata per l’occasione da Jennifer Spence, e le ambientazioni funeree, richiamano alla mente quelle dei nostri gotici anni ‘70.
La conferma in effetti non tarda ad arrivare proprio da Gary Dauberman: “Assolutamente sì! Siamo stati molto ispirati da titoli quali Suspiria, ad esempio. Quindi sì, posso certamente dire che le atmosfere che intendiamo riproporre sono proprio quelle”. Di tanto in tanto, lo sceneggiatore osserva il monitor mentre sul set proseguono le riprese: il braccio di Bichir viene stretto da una mano mostruosa dalla quale cerca di liberarsi. “Le dita dovrebbero saltare!”, spiega Dauberman prima di ritornare alla sua postazione. Nel frattempo, diverse donne in abiti monacali e con il volto truccato di bianco attraversano il grande capannone che ospita la ricostruzione dell’abbazia. In un altro lato dello studio una piccola rampa di scale ci conduce in un angolo delle torture, tra lame affilate, strumenti di tortura, arti amputati e cadaveri.