PHOTO
“L'idea era nell'attualità. Ed è nata dalla confusione di una religiosità che purtroppo a volte porta a scontri anche violenti. Ma il film non vuole essere filologicamente corretto, quello che volevamo era cercare nell'irriverenza la chiave comica”. Luca Miniero torna nelle sale – dal 7 dicembre in oltre 600 copie con 01 distribution – con Non c’è più religione, commedia targata Cattleya e Rai Cinema che anticipa di una settimana il grosso delle uscite natalizie.
“Abbiamo insistito molto con Cattleya per avere un film di Miniero – dice l’ad Rai Cinema Paolo Del Brocco –. E questo è un film leggero, ma con un sottotesto forte. E farlo uscire nel periodo di Natale non è poco. Anche per questo nella consueta battaglia delle feste non temiamo nessuno”.
Il regista del film, Luca MinieroAmbientato nell’immaginario paesino di Porto Buio (in realtà ricreato alle Isole Tremiti, Siponto e Monte Sant’Angelo), il film – come spiega il cartello iniziale – prende le mosse dall’impietoso calo delle nascite che anno dopo anno si registra nel nostro paese. E da questo punto di vista, Porto Buio – luogo che da sempre fa parlare di sé per la realizzazione del presepe vivente – non fa eccezione, anzi: l’unico candidato al ruolo del Bambinello è sempre lo stesso, ora però con i primi segni della pubertà e con qualche (eufemismo) chilo di troppo. Per risolvere il problema, il sindaco Cecco (Claudio Bisio) prova a chiedere aiuto alla comunità di nordafricani che ormai da anni vive sull’isola. Per farlo, cerca di far leva su un amico di vecchia data, Bilal (Alessandro Gassmann), un tempo Marietto, italiano convertitosi all’Islam. Naturalmente, i nativi del luogo si ribellano con forza all’idea di un Gesù Bambino musulmano. Tra questi, c’è anche Suor Marta (Angela Finocchiaro), antica fiamma di gioventù per Cecco e Marietto, che non ne vuole sapere di “profanare” la culla di Gesù.
“Sono al mio terzo film con Miniero e devo dire che questo per certi versi un po’ ricorda Benvenuti al Sud, con i luoghi comuni che stavolta si spostano sul versante religioso. Il vantaggio, rispetto ad allora, è che stavolta non siamo di fronte ad un remake ma ad un film completamente originale”, spiega Claudio Bisio. Che, come lo fu allora per la scena del settentrionale che appena arrivato al Sud andava in giro con il giubbetto antiproiettile, indica tra le più provocatorie la sequenza in cui una bimba musulmana getta lo zainetto di ritorno da scuola e tutti i presenti temono si tratti di una bomba: “E’ evidente, spiega l’attore, che il luogo comune, la presa in giro, sia su di noi, non certo sui musulmani”.
E lo dimostrano – come fa notare Naiha Akkari, che nel film interpreta Aida, la moglie di Bilal – “i tanti commenti sulla pagina Facebook del film arrivati da molti ragazzi nordafricani di stanza in Italia, che dopo aver visto il trailer hanno detto di voler andare in sala a vedere il film: questo perché l’autoironia e il sense of humour sono valori universali”.
Senso dell’umorismo che non manca ad Alessandro Gassmann: “Il mio personaggio è dichiaratamente un fesso, uno che ha cambiato religione solo perché follemente innamorato di una donna che poi diventa sua moglie. Ma il film non è solo su questo, parla anche di un'amicizia tra tre quindicenni che si ritrovano dopo 30 anni”.
Scritto dal regista insieme a Sandro Petraglia e Astutillo Smeriglia, Non c’è più religione ha avuto una lunga fase di preparazione, e numerose revisioni: “Sì, perché da quando abbiamo iniziato a scriverlo a quando poi lo abbiamo effettivamente realizzato sono accaduti molti avvenimenti drammatici. Anzi, credevamo neanche ce l’avrebbero più voluto far fare. E invece alla Rai hanno voluto fortemente che il film vedesse la luce”, spiega Riccardo Tozzi di Cattleya.
Nel cast, oltre a Massimo De Lorenzo (è Don Mario), Giovanni Cacioppo (Aldo, il fornaio xenofobo), Laura Adriani (è Maddalena, la figlia del sindaco) e Mehdi Meskar (è Alì, amico di quest’ultima), c’è anche Roberto Herlitzka, nel ruolo del Vescovo che arriva sull’isola per controllare che il presepe vivente sia “a norma”: “Anche questo – conclude Miniero – è un personaggio ispirato alla cronaca, visto che ormai nella Chiesa è in atto un confronto molto aspro tra modernità e tradizione. Piaccia o meno, ma la presenza di questo Papa è forse il fatto più rivoluzionario nella storia della Chiesa”.