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“Data la storia lunghissima di Matera, terza città più antica del mondo, per realizzare il nostro documentario abbiamo dovuto operare una scelta, e abbiamo deciso di raccontare la Matera di oggi attraverso gli sguardi e i racconti delle persone che la abitano, abbiamo voluto mostrare la loro tenacia nel proseguire verso il futuro”.
Così Francesco Invernizzi, in veste di regista (affiancato da Vito Salinaro) e produttore, ha presentato il documentario Mathera, terzo appuntamento della stagione “L’Arte al Cinema” distribuita da Magnitudo Film con Chili.
“Matera è una città capace di trasmettere un’emozione incredibile: è stata lei a chiamarci e a raccontarsi a noi. Per questo abbiamo privilegiato un racconto emozionale della città basato sulla spontaneità dei suoi abitanti, sperando che il nostro documentario costituisca un invito a visitare di persona la città”.
In sala dal 21 al 23 gennaio, Mathera arriva nei cinema a pochi giorni dalla cerimonia inaugurale di Matera Capitale Europea della Cultura 2019 e si presenta come celebrazione della millenaria storia della città dei Sassi e della sua unicità, nonché del riscatto che sta vivendo quella che solo qualche decennio fa era definita “vergogna d’Italia”. “Matera è fatta soprattutto di persone che si sono impegnate per creare quello che adesso è il presente della città e che tuttora si impegnano con amore ed entusiasmo per il suo futuro”, continua Invernizzi “Per questo penso che Matera Capitale Europea della Cultura non sia un punto d’arrivo ma più che altro un riconoscimento della strada fatta e uno sprone per il futuro”.
Concorda il direttore di Avvenire Marco Tarquinio: “È da anni che il nostro giornale ha scelto Matera come sede per la Festa del nostro quotidiano. Questo perché Matera è una città del Sud che è stata in grado di riscattarsi, è una dimostrazione che le nostre ricchezze storiche e culturali non sono un peso ma dei punti di forza, che la nostra storia ‘ingombrante’ non dev’essere un impedimento ad andare avanti. Il documentario questo lo racconta con immagini di una bellezza travolgente”.
“Per il film era necessario trovare uno spazio in cui Matera è e si lascia ascoltare” afferma Mattia Antonio Acito, tra i protagonisti del documentario in quanto architetto che, materano di famiglia e poi di adozione, negli anni novanta ha affiancato Renzo Piano nel recupero e nel restauro dei Sassi. “I Sassi vanno ascoltati e questo è quello che cerca di fare il documentario, perché non c’è bellezza senza memoria. In Mathera ci sono momenti di vera e propria poesia cinematografica: mi hanno colpito molto le sequenze in cui i volti dei materani immortalati nelle fotografie storiche si trasformano nell’opera Lucania 61 di Carlo Levi, conservata a Palazzo Lanfranco a Matera. Emozionante anche la scena in cui si osserva il lavoro del cartapestaio al carro della Madonna della Bruna, dove le pennellate sono state abilmente accelerate dalla regia. Mathera è il film che una capitale della cultura si merita”.
Patrizia Minardi, direttrice generale del Dipartimento Cultura della Basilicata, ringrazia Invernizzi “per la passione e per l’ascolto che ha saputo dare alle testimonianze degli abitanti”, sottolineando che “Mathera ha portato sullo schermo la vita vissuta dei materani e il loro rapporto con la città, raccontando le trasformazioni che questa ha subito. Sono stati ripresi angoli di Matera che presto scompariranno, così che il documentario riesce a cristallizzare un momento nel tempo, assumendo quindi anche il valore di testimonianza storica”.
È proprio con l’intento di fornire un documento che possa permanere nel tempo che Francesco Invernizzi ha scelto di girare Mathera in 8K, la massima tecnologia disponibile su mercato: “Non volevamo creare solo un documentario, ma un documento che potesse rimanere ed essere apprezzato ancor di più negli anni a venire, quando si sarà in grado, grazie agli avanzamenti tecnici, di godere appieno di riprese in altissima definizione”.