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“Non ho mai smesso di leggere i fumetti. Non sono infantile, mi sento un adulto. Ho dovuto gestire duemila persone in quattro anni, per realizzare questo film. Non dimentico la mia fanciullezza, e ancora oggi mi aiuta nel mio lavoro”. Così Luc Besson presenta Valerian e la città dei mille pianeti, nelle sale italiane dal 21 settembre distribuito da 01 Distribution.
“Quando si inizia a girare un’opera di fantascienza non devono esserci contaminazioni. Bisogna inseguire l’originalità. Il primo anno ho selezionato sei artisti tramite un concorso, senza far leggere la sceneggiatura. Non potevano avere contatti tra di loro e ci sentivamo via Skype due volte al mese. La sfida era quella di immaginarsi come sarebbe stato il Ventottesimo Secolo, a partire dagli alieni fino a cosa mangeranno le persone comuni. Mi hanno consegnato più di cinquemila bozze e alcune erano davvero deliranti. Il secondo anno ho scelto altri sei disegnatori, che questa volta avevano letto lo script, e sono nate nuove idee”, racconta Besson.
Valerian e la città dei mille pianeti è costato più di 180 milioni di dollari ed è ambientato in un futuro di astronavi e di viaggi intergalattici. Valerian e Laureline sono due agenti speciali molto giovani, ma di grande esperienza. Lavorano per il Ministro della Difesa e devono mantenere l’ordine nell’universo. Una missione top secret li porta ad Alpha, una metropoli in continua espansione che accoglie specie da ogni angolo dello spazio. Una misteriosa forza oscura si sta sviluppando al centro di questa Città dei Mille Pianeti, e Valerian e Laureline si troveranno al centro di un intrigo politico e militare.
“Volevo raccontare il degrado della nostra società. Istintivamente devo combattere per migliorare il nostro presente, devo conservare la mia dignità, per avere il coraggio di guardarmi ancora allo specchio”. La soluzione al delirio moderno bisogna cercarla nella dimensione femminile: “Le donne sono l’avvenire degli uomini. Ho un grande rispetto per loro. Noi, per difenderci, usiamo i muscoli, loro fanno funzionare la mente e il cuore. Rappresentano un ottimo esempio per ogni generazione e hanno il profilo giusto per decidere e governare”. Non manca un po’ di umorismo: “Però noi siamo più bravi a giocare a calcio”.
Il fulcro del film, secondo Besson, è la denuncia dei genocidi. “Troppi popoli sono stati massacrati in nome della religione e del progresso. Sto parlando dei nativi americani, per esempio. A molti giovani di oggi la Storia non interessa, a partire dai miei figli. Questa epopea spaziale vuole insegnare il passato attraverso il divertimento”.
Valerian e la città dei mille pianeti è tratto dal graphic novel Valerian e Laureline di Pierre Christin e Jean-Claude Mézières. Il primo numero è stato pubblicato nel 1967. “Dedico questa avventura a mio padre, che quando avevo dieci anni mi ha regalato questo fumetto straordinario. Purtroppo è morto prima che finissi di girare, e non ho potuto portarlo al cinema. Spero che lassù qualcuno organizzi una proiezione anche per lui, magari seduto accanto a David Bowie”.
Luc Besson è in particolare l’uomo che ha raccontato il travaglio di Nikita, e che ha lanciato una Natalie Portman ancora bambina in Léon. “Ho iniziato a fare cinema negli Anni Settanta. All’epoca ero molto giovane, con uno spirito ribelle. Vivevo in una società borghese priva di vitalità e io volevo scuoterla. Poi sono invecchiato e mi sono reso conto che dovevo cambiare qualcosa nel mio cinema. Ho privilegiato le emozioni e l’estetica. Questa è stata la mia evoluzione”. Valerian e la città dei mille pianeti potrebbe essere solo il primo capitolo di una lunga saga targata Luc Besson.