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"Tessitura, ovvero relazioni con l’universo cinema tutto l’anno, e apertura alla città”. Parola del presidente Piera Detassis, sono le due linee guida della decima edizione della Festa del Cinema di Roma, in programma dal 16 al 24 ottobre. Sul poster campeggia Virna Lisi, testimonial della Festa a cui viene intitolato un premio (per la migliore attrice italiana dell'anno), mentre La terrazza di Scola verrà presentato restaurato e Gian Luigi Rondi svelerà il suo carteggio con il cinema.
Questi alcuni dei piatti forti secondo Detassis, mentre il direttore Antonio Monda enuncia altri Leitmotiv: “Non più festival, ma festa: ogni film e ospite ha già vinto, e verrà celebrato a Roma. Per questo, non ho voluto cerimonie di apertura e chiusura, madrine né premi, fuorché quello del pubblico”; “varietà di proposte, con 37 film da 24 Paesi”; “qualità: abbiamo detto no dolorosi anche ad amici ma, con gli altri membri del comitato di selezione, abbiamo quasi sempre deciso all’unanimità”.
Sul fronte del cartellone, la Festa – dice Monda – avrà “tre fasce di uguale importanza: le retrospettive di Antonio Pietrangeli, Pablo Larrain e la Pixar; gli incontri con i grandi del cinema, uno ogni sera: si parte con Joel Coen e Frances McDormand, che parleranno di come si gira sul set da sposati; Jude Law; Renzo Piano, sul rapporto tra architettura e cinema; Paolo Sorrentino, con un inedito di 15 minuti su Rio e, in chiusura, La grande bellezza con 40 minuti aggiuntivi; William Friedkin e Dario Argento; la scrittrice Donna Tartt e Wes Anderson; Todd Haynes, di cui si vedrà Carol; Riccardo Muti, su cinema e musica; Paolo Villaggio, per i 40 anni di Fantozzi (il primo e il secondo in cartellone); in chiusura, il duetto Carlo Verdone e Paola Cortellesi.
Due gli ospiti, ovvero le star che accompagnano ii film in cartellone, confermati a oggi: Ellen Page e Monica Bellucci. Tra i 37 i titoli selezionati, Monda segnala Junun di Paul Thomas Anderson, The Walk 3D di Zemeckis, i nuovi di Baumbach e Johnnie To, il doc di Amelio Registro di classe - parte prima 1900-1960, realizzato con Cecilia Pagliarani. Oltre ad Amelio, tre gli italiani, con altrettanti “film di genere”: il mèlo Alaska di Claudio Cupellini; la commedia Sergio Rubini Dobbiamo parlare, l’esordiente Gabriele Mainetti con Lo chiamavano Jeeg Robot.
Tra i cineasti omaggiati, Pasolini nel 40ennale della morte, i fratelli Taviani, Rosi, di cui Garrone presenterà C’era una volta. Sul fronte della storia del cinema, l’omaggio a Ingrid Bergman con Isabella Rossellini, Tras Nazarin per Bunuel, S is for Stanley, doc sull’autista italiano di Kubrick; Hitchock/Truffaut di Kent Jones e le quattro ore del doc di Alex Gibney su Sinatra.
Per quanto concerne il red carpet, Monda lamenta come “negli ultimi anni i festival si siano avvicinati troppo a delle sfilate di moda, con tutto il rispetto per le sfilate”; sul piano interfestivaliero, “il modello New York e l’alleanza con Londra”; sulle forzate rinunce, la più dolorosa quella “del nuovo film di Spielberg”, Il ponte delle spie. Ridotti di una unità sia i giorni di programmazione, otto e non più nove, che le sale (indisponibile la Santa Cecilia, per cui “partiremo con un – 20mila biglietti”), Monda rivendica la scelta di “aver preso i film a prescindere dai talent dei film stessi”.
Infine, il budget: 10 milioni di euro il bilancio della Fondazione Cinema per Roma, che ne impiega il 38%, ovvero circa 4, per gli 8 giorni della Festa, 2,5 dei quali provenienti da sponsor privati.