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“Anita Ekberg è stata vittima del suo tempo. Ha vissuto il Boom, che era anche cinematografico, ma il periodo non era semplicissimo per le donne, soprattutto quelle che non avevano uomo accanto”.
Al 39° Torino Film Festival è protagonista Monica Bellucci, che porta in anteprima The girl in the fountain, il film documentario sulla diva de La Dolce Vita Anita Ekberg, raccontata attraverso lo sguardo dell’attrice italiana per la regia di Antongiulio Panizzi.
La produzione Dugong Films arriverà nei cinema italiani per un evento unico di due giorni – l’1 e il 2 dicembre – distribuito da Eagle Pictures: “Racconta il processo di costruzione di un’attrice per interpretarne un'altra, io -dice la Bellucci - recito me stessa che interpreto un ruolo, sicché difendo Anita dalle accuse che le piovevano addosso: anche per interpretare sé stessa bisogna essere una brava attrice”.
Il divismo di Anita interpella appunto quello di Monica: “Penso che sia il pubblico che decide cosa fare di te. Un’attrice fa le sue scelte, ma quel che il pubblico recepisce le sfugge, gli spettatori ne fanno qualcosa che non può decidere né programmare a tavolino. Non hai il controllo di pubblico e stampa, quel che mi accade da diva è una grande fortuna, la possibilità di scelta, e io scelgo di pancia”.
L’attrice svedese, scomparsa nel 2015, iniziò la sua carriera ad Hollywood al fianco di John Wayne, Jerry Lewis, Frank Sinatra e nel 1955, prima del suo arrivo a Roma, vinse un Golden Globe come miglior attrice emergente. The Girl in the Fountain è un viaggio alla riscoperta di archivi e pellicole preziose, tra cui Hollywood or Bust di Frank Tashlin, Nel segno di Roma firmato anche dal giovane Michelangelo Antonioni, sino all’onirico episodio di Boccaccio ‘70 diretto da Federico Fellini: “Il materiale d’archivio è prezioso, l’Anita prima della Dolce vita era molto affascinante, lo vediamo negli show alla TV americana, nei backstage. Il mio lavoro con Monica nello studio di Anita è stato psicologico, ha portato a una comprensione intima, su cui si sono poggiate le musiche elettroniche di Max Casacci dei Subsonica”.
Nella metà degli anni ’50 Anita si innamora dell’Italia e di Roma, che non lascerà più. Fellini la scelse per interpretare il personaggio della diva americana ne La Dolce Vita, ispirato proprio alla sua vita e al suo temperamento. “La bellezza di questa bionda esplosiva, una donna libera e intraprendente rappresentava una femminilità che faceva paura. Anita – osserva la Bellucci – ci ha giocato con curiosità, senza accorgersi che era un gioco pericoloso. Oggi la carriera di un’attrice può essere molto lunga, questo film è interessante perché ci fa confrontare il passato e il presente, due star system diversi come diverso è il modo oggi di vedere una donna e un’attrice”.
Premiato a Cannes con la Palma d’oro e poi da un Oscar per i costumi, il film entra nella storia del cinema, con la scena girata nella Fontana di Trevi quale immagine più riconoscibile, ma il successo cristallizza e imprigiona Anita, condanna a un secondo atto di B-Movies e solitudine.