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“Ho sempre fatto solo i film che mi piacciono. Questo è il mio terzo film in lingua inglese: girare così è più difficile, complesso, ma il mercato è più ampio”. Parola di Giuseppe Tornatore, che il 14 gennaio porta in sala prodotto da Paco Cinematografica con Rai Cinema e distribuito da 01 in oltre 400 copie La corrispondenza, interpretato da due star internazionali quali Jeremy Irons e Olga Kurylenko. Nel film, una giovane studentessa universitaria fuori corso (Kurylenko), Amy Ryan, lavora quale stunt per cinema e televisione, ed è follemente innamorata, ricambiata, di un professore di astrofisica, Ed Phoerum (Irons), che vive a Edinburgo. Ma un giorno il professore sembra essere svanito nel nulla…
Budget di 10 milioni di euro, La corrispondenza mette in scena le nuove tecnologie comunicative, da Skype ai videomessaggi: “La tecnologia dà molto, ma toglie sempre qualcosa”, dice Tornatore, sottolineando come “la più grande macchina tecnologica al mondo è l’essere umano”. Sul cotè amoroso, il regista precisa: “Da Romeo e Giulietta ai promessi sposi, non sono tante le storie d’amore semplici e felici in letteratura come al cinema”, e poi traccia un parallelo tra “questo amore troppo forte e le stelle che ancora vediamo ma che non esistono più da miliardi di anni”.
Poi, un pensiero a Checco Zalone: “Il suo successo non mi preoccupa, anzi, ne sono contento, non ho mai praticato lo sport italiano del rimanerci male per i successi degli altri. Inoltre, la domanda su Zalone riuscirà per qualche tempo a sostituire quelle immancabili sulla crisi del cinema italiano”. E, infine, un commento sulla vittoria di Ennio Morricone, che ha composto anche le musiche de La corrispondenza, ai Golden Globes per la colonna sonora di The Hateful Eight: “Sono felicissimo, e mi sono piaciute molto le parole che gli ha dedicato Tarantino. Ennio è un uomo di 87 anni, che ancora fa concerti e tutte queste cose: per me è un privilegio già solo sapere che esiste”.
La protagonista Olga Kurylenko, viceversa, parla di “storia d’amore molto bella e triste, per un film che parla di immortalità dell’amore in parallelo alla vita delle stelle: non si può razionalizzare l’amore, non si può smettere di amare d’emblée”.
Del suo professore “che non vuole lasciare andare la sua donna”, Irons dice che “io non avrei mai fatto una cosa così, ma romantico o egoista che sia questa è la storia del film, e io non giudico”. Se “quando si scompare comunque si continua a esistere nel ricordo delle persone care”, il fatto di non recitare faccia a faccia con al Kurylenko, bensì guardando una camera non è stato un problema: “Anche davanti alla macchina da presa avevo in mente Amy, come se fossi al telefono”.
Prossimamente lo ritroveremo sul grande schermo anche in blockbuster quali Batman v Superman e Assassin’s Creed, ma non è una novità per Irons: “Ho sempre alternato piccoli film e grandi progetti degli studios, che però si contano sulle dita di una mano. L’importante per un attore è avere due scatole: una artistica e l’altra del business, con progetti che ti rendono conosciuto, e dunque pagato, in tutto il mondo”.
Sul fatto di “essere considerato un sex symbol non ho particolari meriti”; sulla tecnologia, “può essere utile per gli affari o per fissare un appuntamento, ma la vera comunicazione non può che essere faccia a faccia”; infine, sulla scomparsa di David Bowie: “Sono tremendamente triste che ci abbia lasciato, ci avevo pranzato a New York: è un uomo che ha creato così tanto nell’arte della musica. Era una persona molto complicata, ora non vedo l’ora di ascoltare il suo ultimo album”.